L’Argante 132 || Renato Pozzetto, ecco perchè gli dobbiamo così tanto.

Molto spesso mi sono occupato di cinema italiano, e altrettanto spesso mi sono ritrovato di fronte ad un grande dilemma: questo genere di frequentazione cinematografica mi ha reso peggiore o migliore? Nel bel mezzo di questo dubbio c’è lui: Renato Pozzetto.

Tre categorie…

Esistono sostanzialmente tre categorie di persone: quelli che sanno chi è Renato Pozzetto ma senza conoscere nemmeno un fotogramma di film o sketch si guardano bene dal frequentarlo, loro in linea di massima li posso perdonare, non sanno quello che si sono persi, sono snob ma c’è rimedio. Poi ci sono quelli che sono cresciuti con Pozzetto (io rientro in questa categoria, ho 34 anni, una sorella di 32 e benché le nostre vite e i nostri gusti siano totalmente all’opposto, di tanto in tanto ci mandiamo un meme con un frammento di Renato, così come se fosse un ti voglio bene, un ti ricordi) stima doppia per chi sta in questa categoria, ci riconosciamo e tra di noi al primo sguardo o al primo taac scatta la commozione. Poi c’è la categoria dello snob retroattivo, quello che Pozzetto l’ha visto e rivisto, anzi lo vede ancora, ma che siccome si vergogna allora fa finta di non averlo mai visto e per aggiungere pepe al suo essere culturalmente elevato, ritiene l’intera filmografia e carriera Pozzettiana un enorme stupidaggine. Ecco a loro vorrei dire… che li compatisco, perchè? Facile… chissà come deve essere dura omologarsi a? … a chi sentiamo forse a forme tipo Il milanese imbruttito ? Ti piace, ne parli agli apertivi e ti senti un po’ come lui, per esser figo? Ecco sappi che è solo l’evoluzione venuta male di quel che Pozzetto, Cochi, Jannacci… etc facevano negli anni ’70 e ’80. Ma d’altra parte non è colpa tua, ma della nostra generazione che è stato in grado di sostituire il meglio con il peggio, prendi Siani, tu lettore mi dirai ma che c’entra? C’entra… c’entra è l’esempio perfetto. Ti piaceva Troisi ma lo trovi datato, magari guardi Siani che lo imita peggiorandolo. Ecco come faccio a compatirti… se hai sostituito Renato con robe che vorrebbero tanto imitarlo ma lo peggiorano.

Ci vorrebbe il dono della sintesi…

Finisce sempre che ho da ridire… archiviata quella che sembra essere una polemica ma che giuro, è soltanto una constatazione amichevole malinconica. Dovrei ora invogliare il lettore a recuperare i film e\o l’intera carriera di Renato Pozzetto dando anche una motivazione culturale e sostanziale di questa scelta. Come spesso scrivo per L’Argante questi articoli non hanno il fine di raccontarvi nel dettaglio intere carriere e filmografie, tutto quello che c’è da sapere su Renato Pozzetto, lo potete comodamente trovare in rete. Qui semmai c’è sempre la volontà di creare un storico, magari fatto di personaggi che hanno lasciato segni indelebili nel nostro cinema e nella nostra cultura di massa. La prima motivazione a capo di quest’articolo è una banale ricorrenza… è già perchè lo scorso 14 luglio, Pozzetto ha compiuto 80 anni. Grandi celebrazioni, qualcuno avrà anche pensato caspita quanto è invecchiato e come sono invecchiato io… personalmente guardavo i film di Renato quando erano già parzialmente datati, ma è proprio lì che si può intuire la cristallizzazione del fenomeno di cui vi parlo oggi. Era già nella storia, un’icona, lo sarà per sempre… è sopravvissuto all’avvento dei social perchè su Instagram, per esempio, di reel con pezzi di film anni ’70 e ’80 di Renato ne trovate a volontà, anzi i social lo hanno rilanciato e ora anche le nuovissime generazioni lo cercano per capirne di più e avviene un fatto che definirei pura magia: La generazione che brucia il frammento perchè non ha tempo e non ha voglia di fermarsi a guardare, forse e dico forse… trova un’ora e qualcosa in più che buttare giù un film intero di Renato.

Il cinema di Pozzetto… con le dovute distinzioni.

Dopo il successo raggiunto al Derby Club (locale nel centro di Milano che ha visto fiorire i migliori comici e artisti dagli anni ’60 alla prima metà degli anni ’80), sempre in coppia con Cochi, e anche grazie alle prime apparizioni in Tv nazionale (La Rai faceva all’epoca ascolti da paura, in quanto unica televisione di stato), inizia la propria carriera da solista cinematografico, anche se è già un errore definirla così… poichè Pozzetto, solo in un film praticamente non è mai stato. Ha sempre reso moltissimo al cinema, ma in compagnia forse ha ottenuto le migliori performance. Dunque Celentano, Montesano, Villaggio, Manfredi solo alcuni dei compagni maschili avuti da Renato in tutta la carriera e poi Eleonora Giorgi, Ornella Muti, Gloria Guida... e tante altre brave e bellissimi attrici. Sempre credibile, nonostante quell’aspetto da orsacchiotto impacciato, con una capacità mimica e di movimento senza pari. Le espressioni, i tempi e le battute di Pozzetto sono ancora al centro di quel grande enigma di cui parlavamo all’inizio dell’articolo. Siamo diventati tutti stupidi o questa è comicità intelligente? Forse dovremmo smetterla di chiedercelo ma senza smettere di continuare a guardare i suoi film. Non tutti i film e le scene, passeranno alla storia come qualcosa da ricordare è sicuro, e sopratutto oggi molti pezzi, anche tra i più centrati ed esilaranti, subiscono la morsa del politicamente corretto. L’abbiamo visto anche con l’articolo su Nuti qualche settimana fa. (qui il link per la lettura).

Perchè cercarlo, vederlo e presevarlo per la prossime generazioni…

La credibilità assunta da Pozzetto in ogni ruolo da lui interpretato e il contesto storico-culturale da lui raccontato nei numerosi film realizzati è fonte storica, di quest’Italia che perde pezzi e memoria. In Pozzetto, possiamo ritrovare l’incrocio tra i favolosi anni ’70 e ’80 borghesi e anche po’ arroganti specificamente italiani, o forse di una parte d’Italia che andava a gonfie vele, quella del nord e al tempo stesso troveremo la voglia di quello stesso paese, di prendersi in giro. In Piedi piatti interpretato con Montesano, vorrebbero tanto essere americani e molto fighi, ma sono italiani e con la panza, hanno accenti nemmeno lontanamente avvicinabili a quelli dei doppiatori e dei detective perfetti americani e si devono occupare di casi italiani, del tutto sformi e privi di un’estetica sempre molto divertenti se posti dal giusto punto di vista. L’imprenditore milanese che paga una cifra spropositata per affrontare il campo avventura nel film Noi uomini duri, spedito lì dall’analista per combattere l’impotenza e scaricare lo stress della metropoli è la fotografia di un’Italia che inseguiva miti oltre oceano arrancando e snaturandosi. Vi ho fatto due esempi, ma potrei continuare ancora per molto… vedere Pozzetto è anche scoprire perchè possiamo essere comici, satirici e sorprendentemente sul pezzo, senza per forza scopiazzare a destra e sinistra per il mondo e sopratutto senza essere volgari. Oggi se vogliamo avere un film comico di successo, dobbiamo imitare una pellicola spagnola o francese, negli anni ’70 e ’80… bastavano personaggi come lui e film giusti, attenzione non tutti, non perfetti, magari su 5 fatti da salvare sono 2 e mezzo, ma erano nostri ed erano speciali, tanto che sono arrivati al 2023.

Finisco con una provocazione, mettete la naturalezza di Pozzetto su un palco oggi e sostituitela al più famoso e consacrato nostro monologhista che tanto fa impazzire gli amanti della stand-up comedy nostrana, metteteli a confronto in una serata… Pozzetto, 80 anni e un giovane di 30, il secondo alla fine della serata probabilmente farebbe due cose: se è intelligente studia a memoria Pozzetto e gli chiede umilmente di insegnargli qualsiasi cosa, o sennò pensa seriamente di cambiare lavoro.

 

Marco Giavatto.

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