L’Argante #33 II Uno spettacolo distopico: Il nostro futuro.

Lo scorso 26 maggio è andata in onda una puntata di Atlantide, condotta da Andrea Purgatori, intitolata: Sesto potere, la Tirannia dei Social. Come ospite della puntata Sabina Guzzanti, attrice, comica, regista e conduttrice televisiva. Un personaggio dello spettacolo come la Guzzanti ha espresso le sue considerazioni verso un mondo in continuo mutamento tecnologico e in una sempre più continua disumanizzazione.

Andrea Purgatori

Secondo una statistica trascorriamo in media almeno due ore al giorno nel mare dei social. Durante il primo look-down pandemico il numero di iscritti sulle varie piattaforme è aumentato a dismisura, incollando un numero sempre maggiore di utenti su tutti gli schermi. Ma di questi tempi, si sa, parlare di statistiche e di problemi annoia a morte e di mettere a nudo una previsione molto negativa sul futuro umano non interessa né genera stupore.

Gli scienziati paventano già un’alterazione evolutiva della società causata da una disorganica mescolanza tra la vertiginosa evoluzione delle tecnologie dell’informazione e comunicazione (sostenuta da una inarrestabile e frenetica corsa al profitto), e la dubbia consapevolezza delle potenzialità e rischi che queste tecnologie rappresentano nel loro utilizzo. Vabbè, che sarà mai…

Da più di un secolo una copiosa letteratura distopica ci ha messo costantemente in guardia: 1984 di Orwell, Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, Arancia Meccanica di Anthony Burgess (egregiamente trasposto nell’omonimo film diretto da Stanley Kubrick) e si potrebbe andare anche oltre, ma sembra che su questi allarmi preferiamo metter delle cuffie.

Stiamo forse vivendo un contesto sociale in cui quel “oppio dei popoli” di Karl Marx si sia oggi identificato nei social network?

Ebbene sembra che gli ingredienti di una “strana religione” ci siano tutti: un culto da seguire con uno smartphone nelle mani, riti identici che milioni di persone eseguono quotidianamente coinvolgendo mente e spirito.

Proprio la Guzzanti, nella trasmissione di Purgatori, evidenzia, per esperienza diretta, come la frequenza di questi spazi virtuali generi ansia e faccia vivere in modo paranoico ogni cosa anche là dove non ce ne sarebbe motivo.

Personaggi pubblici e politici sentono come un impegno ed una necessità fittizia condividere, scrivere, argomentare temi o situazioni su tutto pur di mantenere elevato il loro profilo e consenso popolare.

Acquisita questa consapevolezza Sabina Guzzanti ha scelto dunque, di togliersi da quasi ogni piattaforma, venendo criticata anche per questo gesto, ma con inaspettata sorpresa e per noi tutti incomprensibile visione, rivela che sta vivendo una vita molto più piena e terrena. Chissà com’è il mondo per queste persone…

Proseguendo, si è discusso di come questa illimitata connessione ad oggi sia una vera e propria realtà imprenditoriale ovvero, un’impresa virtuale in cui chi ne fa parte deve sottostare alle regole del gioco. Ripescando il nuovo mestiere negli ultimi anni in voga, il cui nome completo sarebbe: “Persone che influenzano la tua vita e ti spingono ad acquistare anche una coperta di lana che prima ad ora non avresti usato neanche come cuccia del cane ma se viene sponsorizzata nel giusto modo allora alzo le mani viva il consumismo e la soggiogazione mentale, non sono più nessuno per decidere cosa voglio” , in acronimo conosciuti anche come: Influencer (perché fa più smart), questi soggetti ad oggi rivestono una posizione considerevole nel panorama economico mondiale. Negli Stati Uniti, secondo ancora un’altra noiosissima classifica, ad esercitare un’influenza mediatica considerevole sono per di più personaggi appartenenti al mondo dello spettacolo come cantanti, musicisti, attori, conduttori, quindi soggetti che rivestono nel mondo un ruolo concreto, un mestiere parallelo consolidato nel tempo e, oserei distinguere adesso, fisico che vede quindi, una partecipazione in presenza del loro operato ed un solo conseguenziale seguito sui vari profili da parte degli interessati. In Italia, all’apice di queste classifiche, spiccano per di più personaggi che non possiedono un lavoro parallelo ma che investono tutta la loro carriera attraverso un’interazione digitale. Dunque, sono persone dotate di un altissimo senso di fiducia e di speranza in un mondo tecnologico che gli permette di tirare avanti dignitosamente senza domandarsi se questa attiva dimensione digitale avrà mai una fine.

Ma chi ci rimette in tutto questo?

Certamente tutti coloro che danno seguito ad un sistema come questo.

Oggi sembra quasi inevitabile il sottoporsi a queste misure che sembrano quasi forzate. A queste scritte non si sottrae nemmeno il Papa. Si sente dire spesso di un Capitalismo informatico di una Tirannia digitale, si tratta di una sorveglianza e di un controllo delle nostre volontà che soltanto in una piccola misura sono guidate a migliorare la nostra esperienza personale in un qualsiasi campo. Sebbene in queste dimensioni online, ci sentiamo tutti invincibili e potenti, l’unico elemento che ci resta in comune è la costante tempo. Un fattore quest’ultimo, che non ci tornerà mai più indietro, niente lo potrà restituire. Anche questa considerazione ormai, fa parte di un tempo passato rispetto a quello che (forse) stiamo impiegando per continuare a leggere sull’argomento.

Cosa sta succedendo?

La disumanizzazione sociale che sta avanzando in quest’ultimi tempi presenta una preoccupazione non di poco conto. Ci si chiede cosa si perderà allora, mi domando anche se nel futuro ci saranno ancora gruppi di persone disposte a pagare l’attivazione di un abbonamento teatrale, o attivare una tessera bibliografica o andare in giro ad esplorare il mondo con i propri occhi. Beh, magari senza esagerare, in una certa misura tutto questo c’è ancora, però mi è ancora poco chiaro come siamo arrivati a ritagliarci del tempo che chiamiamo “libero” occupandolo sì di azioni belle, formative, come andare ad una mostra, visitare un castello, giocare all’aperto, ma in proporzione poi, chiuderci in una vita poco vissuta come se fosse quella più importante. Per fortuna però nel mondo dello spettacolo, finestra di dialogo creativo in grado ancora di connettere più persone mediante intenzioni umane, la questione appena trattata viene dibattuta. Le parole della Guzzanti si aggiungono così a quelle di dispersi ma attivi personaggi dello spettacolo nella speranza di risvegliare qualche coscienza assopita. Credo che il rifugiarsi intensamente in una o più dimensioni artistiche, in tutte le varie forme in cui esse si manifestano, sia l’unica azione paradossalmente alienante capace però di accrescere la tua personalità restituendoti del tempo costruttivo e più spendibile. Ecco perché a parer mio, non bisognerebbe smetter mai di frequentare i teatri, i cinema, gli spazi di aggregazione, tutti ambienti portatori di stimoli reali ed interscambiabili fra loro. Luoghi in cui presenziare e sentirsi parte di un qualcosa di vero ed esistente. Esistono!

Sarebbe bello se giungessimo a questa cognizione senza il bisogno di guardare un programma televisivo che ci espliciti il problema, ma purtroppo siamo ancora molto lontani e quindi se qualcuno volesse recuperare, in allegato il link della puntata di Purgatori a cui si fa riferimento.

https://www.la7.it/atlantide/podcast/sesto-potere-la-tirannia-dei-social-lintervista-a-sabina-guzzanti-puntata-del-2652021-27-05-2021-383865

 

Gaia Courrier.

 

 

 

Laureata in Progettazione di Eventi Per l'Arte e lo Spettacolo, dopo un master in sceneggiatura attualmente lavora nel campo editoriale.
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