Intervista a Fulvio Ferrati in scena 29 e 30 maggio con Il Prigioniero della 2°Strada di Neil Simon

Una produzione Pinguini Theater, in collaborazione con il Teatro di Ponte a Ema. Regia di Fulvio Ferrati. Traduzione di Maria Teresa Peruzzi

Abbiamo incontrato Fulvio Ferrati per parlare dello spettacolo…

Essendo tu sia il regista che il protagonista, a un certo punto ti sei trovato davanti a questo bivio di tagliare o non tagliare il testo, hai dovuto trovare un compromesso…?

Il compromesso è che il regista voleva tagliare, il protagonista invece non vuole tagliare mai, poi, quindi il copione non è stato tagliato ma lo spettacolo sarà comunque meno copione di quanto previsto, insomma. Mi piacerebbe dirti come sia possibile questa cosa, ma lo scopriremo soltanto il 29 e 30 maggio in scena.

Senti, come ti sei preparato per interpretare il ruolo di Mel Edison, giusto? Un personaggio così complesso, attuale, nonostante la commedia sia stata scritta negli anni 70.

Innanzitutto sono proprio 50 anni dall’uscita del film, io ricordo che lo vidi al cinema da piccolo, avevo intorno ai 10 anni. Mi piacque perché era ironico ma raccontava anche delle tematiche non semplicissime e quindi ho conservato quest’idea qui da sempre e quando è venuta fuori quest’occasione ho detto ma sì, è proprio il momento di realizzarlo in scena.

Com’è cambiata la tua visione delle cose rispetto agli ultimi 50’ anni, alla società che vivi e abiti, alle tue idee insomma…

Bisogna considerare che per l’Italia è molto più attuale adesso rispetto a quando è uscito, ti faccio un esempio stupido: lui ha problemi all’inizio, con i condizionatori, in Italia negli anni 70’ non c’erano i condizionatori a casa. Oppure lui viene licenziato, è vero che i licenziamenti ci sono sempre stati, ma nel nostro paese in quegli anni lì, se avevi un lavoro in una grande azienda, da impiegato…era difficile che ti mandassero via. Anche il periodo di depressione o esaurimento nervoso che lui vive, per quegli anni erano cose lontane. Era un mondo diverso che però ora è attuale. Ecco rispetto a tante altre commedie di Neil Simon non è che è stata apprezzatissima in quegli anni perché appunto era un po’ lontana da noi. Ma ora è stata molto rivalutata.

Il titolo…. è inerente a che cosa? Al fatto che lui è prigioniero in casa sua, di se stesso?

Si, è prigioniero da tutte le cose che gli stanno accadendo, praticamente è costretto a stare in casa, per problemi economici, la moglie invece va a lavorare, lei trova da lavorare e lui no, quindi c’è questa situazione che ancora ora per qualcuno è destabilizzante. Lui allora vorrebbe fare il mammo, però i suoi figli sono grandi al college e quindi acuisce l’insofferenza verso il non riuscire a trovare uno scopo, diventa poi per così dire “complottista”, pensa che tutto il mondo ce l’abbia contro di lui, il tutto in relazione con la moglie che invece ha tutto sotto controllo. Il rapporto di coppia viene minato da tutte questi accadimenti.

Cosa ti ha spinto a scegliere proprio questo testo? C’è qualcosa nella storia o nei temi affrontati che senti particolarmente urgente o personale da raccontare?

No, no personalmente no, però ti dico nel testo si fa riferimento a tutta una serie di cose che anche se sviluppate in maniera ironica che però vengono tirate fuori e sono del tipico uomo comune un po’ frustrato che da sempre la colpa a qualcuno o qualcosa e quindi il traffico, l’immondizia, i furti, la delinquenza perché parla di problemi di traffico, parla di problemi di immondizia, vengono derubati quindi praticamente ci sono problemi di delinquenza… e molto altro. Incarna un tipico uomo comune in questo senso, che ogni giorno trova il filo del ragionamento in questi argomenti. Di mio c’è che ha più di 50 anni e quindi mi trova preciso, a livello proprio di età. Così come mi è piaciuto il rapporto sviluppato con la moglie, interpretata da Maria Rita Scibetta. Ironico, sferzante, pieno di ritmo e coinvolgimento e di affiatamento.

Interpretato originariamente da un attore straordinario che… tutti noi vorremo  un giorno essere nei panni di un ruolo che è stato messo in scena o in questo caso al cinema da Jack Lemmon, no?

Ma lui per me è stato un grandissimo attore e interprete e quindi avere la possibilità di confrontarmi con un gigante di quella portata mi ha fatto lavorare volentieri, non per arrivare a lui, ma quantomeno per dare la mia versione… dei fatti.

Com’è stato lavorare con il cast di questa produzione? Che tipo di clima si è creato durante le prove e quanto ha influito sull’evoluzione dello spettacolo?

Il clima è bello, questi ragazzi sono tutti bravi, danno tutti una mano incredibile, sono sempre molto disponibili, poi in effetti lo spettacolo si svolge per tre quarti in due, il mio personaggio e la moglie. Con Maria Rita per esempio c’è stato un confronto totale, che ci è piaciuto fare su tutti gli aspetti, poi è divertente, brava, spontanea, solare, quindi è stato un piacere lavorarci insieme. Tutto durante la preparazione di uno spettacolo oscilla dal diventare complicato e irrisolvibile al momento più semplice, complice anche e sopratutto un affiatamento che ci portiamo dietro da anni. Non è la prima volta che lavoriamo insieme. Poi devo ringraziare I Pinguini Theater compagnia di attori eccezionali che hanno dato un apporto essenziale, aiutandomi in tutto e per tutto nella realizzazione. Sempre presenti. Non mi resta che dire quindi: venite a vederlo! Teatro Ponte a Ema, durata circa 90 minuti. Merita davvero di essere gustato, in questo clima Teatrale da fine stagione. Vi aspettiamo.

Ernesto Censere


Al Teatro di Ponte a Ema
Via Chiantigiana n.113
Bagno a Ripoli (Fi)
🗓
Giovedì 29 maggio ore 21,00
Venerdì 30 maggio ore 21,00
☎️ Info e prenotazioni
Wapp: +39 348/6062393
📧 Mail: ipinguinitheater@gmail.com
💰 Biglietti:
Intero: 15 euro
Ridotto: 12 euro

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati

Inizia a scrivere il termine ricerca qua sopra e premi invio per iniziare la ricerca. Premi ESC per annullare.