L’Argante 151 Qualche parola sull’anima

In questo lunedì di pace, di guerre, di arte, di spreco, di ansie, di tempo, di non tempo, di contrari e contraddizioni, spero di alleggerire la partenza, condividendo con i lettori dell’Argante, una poesia introspettiva della maestra Szybrorska. Non mi diletterò a spiegarne il contenuto, perché, come lei stessa insegna, la poesia non si può spiegare. Intima e personale interpretazione, le sue parole si stagliano ogni giorno, in ogni momento, nel colore giusto e pure in quello sbagliato, del nostro stato d’animo. Riescono in qualche modo a far chiarezza, a rimettere a posto, come dei piatti lasciati troppo tempo ad asciugare sul lavandino, i pensieri in sospeso. Moderna, atemporale, dirompente, autoriale ma anche universale, questa poesia si presenta in un linguaggio semplice, fatto apposta per parlare. Per capire e per capirci. La Szymborska è un’insegnante preziosa. Con allegria, leggerezza e vitalità, si infiltra nei temi del nostro quotidiano, analizzando accuratamente ogni dettaglio. Con fanciullesca abilità è in grado sempre, di centrare i temi più esistenziali e renderli giostre di divertimento e riposo per gli affanni. Ma soprattutto è in grado di dare un nome, un volto e una spiegazione e quindi rendere tangibile, ciò che non lo  è.

Con l’intento di sentirci avvolti, coccolati, ritrovati, capiti e amalgamati nell’olio di una vita che ogni giorno ci tiene distanti dal nostro io, ecco che Wislawa ci riporta, con una poesia sola, a ristabilire un dialogo con la parte più intima, a volte inascoltata, a volte distratta, a volte desiderata, presente o assente di noi stessi. La nostra anima.

Recita così:

QUALCHE PAROLA SULL’ANIMA

L’anima la si ha ogni tanto.
Nessuno la ha di continuo
e per sempre.

Giorno dopo giorno,
anno dopo anno,
possono passare senza di lei.

A volte nidifica un po’ più a lungo
solo in estasi e paura dell’infanzia.
A volte solo nello stupore
dell’essere vecchi.

Di rado ci dà una mano
in occupazioni faticose,
come spostare mobili,
portare valigie
o percorrere le strade con scarpe strette.

Quando si compilano moduli
e si trita la carne
di regola ha il suo giorno libero.

Su mille nostre conversazioni
partecipa a una,
ed anche a questo non necessariamente,
poiché preferisce il silenzio.

Quando il corpo comincia a dolerci e dolerci,
smonta di turno, alla chetichella.

È schifiltosa,
non le piace vederci nella folla,
il nostro lottare per un vantaggio qualunque
e lo strepito degli affari la disgustano.

Gioia e tristezza
non sono per lei due sentimenti diversi.
È presente accanto a noi
solo quando essi sono uniti.

Possiamo contare su di lei
quando non siamo sicuri di niente
e curiosi di tutto.

Tra gli oggetti materiali
le piacciono gli orologi a pendolo
e gli specchi, che lavorano con zelo
anche quando nessuno guarda.

Non dice da dove viene
e quando sparirà di nuovo,
ma aspetta chiaramente simili domande.

Si direbbe che
così come lei a noi,
anche noi
siamo necessari a lei per qualcosa.

Con la speranza di aver alleggerito un tempo speso, sarebbe bello raccogliere e condividere con ciascuno le proprie sensazioni suscitate da questa composizione.

A presto,

Gaia Courrier.

Laureata in Progettazione di Eventi Per l'Arte e lo Spettacolo, dopo un master in sceneggiatura attualmente lavora nel campo editoriale.
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