L’Argante #129 || La Musica è cambiata (?)

Ci sono frasi che si ripetono in ambito musicale da secoli come Non ci sono più le canzoni di una volta oppure la musica di un tempo era tutta un’altra cosa. Sul fatto che la musica sia cambiata non si possono dare sentenze oggettive, ognuno di noi oggi ha i suoi giudizi così come li avevano i nostri avi; venisse dal cielo, per esempio, un clavicembalista del 1500 a dirmi che oggi non c’è più la musica di una volta gli risponderei a freddo: «col cavolo! La musica del 900 è molto meglio!»; ma sarebbe giudizio dettato da miei gusti.

Un paio di riflessioni si possono fare….

Intanto cominciamo col dire che paragonare una canzone leggera di oggi a una degli anni 70-80 è come chiedersi chi vincerebbe tra Mc Enroe e Djokovic; certi paragoni non stanno bene in piedi per cronologia ma soprattutto per i diversissimi materiali utilizzati dall’ uno ieri e dall’ altro oggi.

 

 

A proposito di materiale

La musica da sempre viene prodotta da strumenti musicali inventati nei secoli dalla natura (sfregamento, percussione, soffio…) e poi via via migliorati con l’ ausilio dell’elettricità e dell’elettronica, e ad ogni nuovo strumento è sempre seguito un genere nuovo. Una continua evoluzione che a volte è stata rivoluzione, tra tutte la più enorme l’avvento del rock. Infatti quando Lester William Polfuss alias Les Paul inventò la chitarra elettrica (la fece con una delle sbarre di legno su cui posano i binari della ferrovia…) la musica suonata con la chitarra era il blues che velocemente virò verso quello che sarebbe diventato rock’n’roll trascinato da quel suono distorto assolutamente mai sentito e stimolante. Si certo, di mezzo ci sono sempre stati anche i costumi, le tradizioni, i momenti storici ma a mio avviso è più la strumentazione che negli anni subdolamente ha generato il modo di suonare, quindi di comporre. Quando diciamo la musica è cambiata però non si parla solo di armonie, ma del valore globale dell’opera (oggi canzone, o “pezzo”) perché da sempre esistono brani con musica favolosa ma con un testo insulso o noioso, e viceversa canzoni con musica banalotta su cui poggiano però parole che fanno emozionare (si veda ad esempio qualche cantautore italiano anni ’70,  due accordi grattati ma tematiche profonde). 

Quello che spaventa oggi…

a me perlomeno – è quando sia la musica che le parole sono di basso livello e lì forse qualche dubbio che –un po’ di musica di una volta davvero non ci sia più– mi viene. Mi salta in mente il popolo della Trap che spadroneggia sulle frequenze con suoni che denotano un oggettivo degrado di note ma anche di contenuti. Per queste canzonette già parlare di musica è un complimento e infatti è stato coniato giustamente il termine base, ossia un’accozzaglia di campionamenti e ritmi presi a destra e manca tipo insalatona mista; ma il peggio arriva con i testi. Tra i maschi trapper i valori sono: avere soldi e trattare le donne –quando va bene– come bitch. Ultimamente ho sentito un pezzo Trap che appare come una dichiarazione di amore di Lui a Lei: il culmine del romanticismo nel testo è Fammi provare di più che contare il cash. 

Il chiodo fisso è quindi l’avere. Ma non come Robin Hood per dare ai poveri, per stare bene loro. Ma la cosa che veramente stupisce è il fatto che ci sia una folla che li ascolta e si ritrova pure nel concetto. Anche Vasco Rossi faceva canzoni fortine e dai titoli un pò ambigui ma nello stesso disco di Ti taglio la gola c’erano ad esempio Una nuova canzone per lei e Dormi, dormi e con questo Vasco dimostrava che

si, si provoca per goliardia perché siamo giovani e scemotti ma poi i valori fondamentali, tra i quali l’amore e il rispetto ci sono.

Quelli della Trap non hanno – oppure fingono di non avere – niente di politico, di sociale, di sentimento; tutto è competizione (ma poi in che?), parlano in continuazione di avere la Lambo perché è così che si è uomini veri. Anche il Punk inglese della fine anni ’70 era abbastanza irritante nei testi ma a modo suo segnalava disagio tra i giovani che volevano spaccare tutto per ribellarsi allo strangolamento di certi governi che erano accusati di abbandonare i ragazzi e i loro genitori (quelli della working class); e comunque era musica con un minimo di arrangiamenti, strumenti suonati da essere umani e che alla fine faceva riflettere; non a caso il Punk è rimasto un genere con un certo spessore socio-politico-musicale. Ma chi canta voglio la Lambo chi rappresenta? E cosa ci vuole lasciare? Allora si! Con loro oggettivamente la musica è cambiata. Ma solo con loro. Invece penso che si possa ancora trovare la musica di una volta, basta allungare il naso ed è possibile la si annusarla nell’aria; chiunque avrà sempre nelle sue orecchie la sua musica di una volta quindi il risultato matematico è che la musica non è cambiata.

Manuele Marchi

 

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