L’Argante 135 – Oppenheimer o Barbie! Com’è stato possibile paragonarli?

In questa rivista chiamata L’Argante  io come Stefano Chianucci, Serena Politi e altri fondatori che hanno (per ora almeno) preso strade diverse, ci scrivo fin dall’inizio. Diciamoci la verità non è mai stato il mio compito e mai lo sarà quello di scrivere sul cinema perchè a differenza del sopra citato Stefano, di cui ho stima e che vanta un curriculum nel settore decisamente da invidiare, il mio sguardo è del tutto passionale. Da questo passaggio si potrà trarre la chiave per perdonare la visione del tutto emotiva e non intellettuale dell’articolo che state per leggere.

Barbie o Oppenheimer? La domanda dell’estate 2023.

Gli incassi hanno la sua importanza e l’unico motivo per cui questi film vengono messi a paragone può essere soltanto questo. Il dato di 1,03 miliardi di dollari è un record che Barbie ha raggiunto praticamente la prima settimana d’agosto. La regista Greta Gerwig è diventata la prima donna nella storia del cinema a girare una pellicola da oltre un miliardo di incasso. Si… e quindi tutto si ferma a questo? Ho una nipotina di 8 anni, non sono un critico cinematografico e intorno al 11 o 12 agosto, l’ho portata a vedere Barbie; dopo aver finito la mia razione di Pop Corn e la sua, ho passato il resto del tempo a girarmi verso mia moglie con gli occhi storti, imputandole qualsiasi responsabilità e facendole opportunamente sottoscrivere una sorta di dichiarazione che dava alla mia persona un credito illimitato su qualsiasi mia scelta artistica da spettatori da lì alla fine dei nostri giorni. Per inciso a vedere Oppenheimer ci sono andato da solo. O così… o potevo scordarmi di vederlo, perché: “che palle il film su quello della bomba atomica, la storia, i vincitori e i vinti”. Ho capito… va bene, ma è Nolan (Christopher Nolan): “peggio mi sento”.

Dice che si sono tanto divertiti a farlo…

E sti… non ce lo metti? Perdonate il linguaggio poco professionale e poco consono ad una rivista di cultura e spettacolo, ma proprio non ho capito. Vi risparmio la tiritera sui miei sogni di bambino che avrebbe tanto voluto far l’attore e non c’è riuscito. Però nei miei sogni non mi è mai apparsa una tutina rosa correlata ad un balletto cantato neurologicamente poco sostenibile, perciò non capisco nemmeno come si siano potuti divertire a farlo. Ognuno ha i suoi gusti. Cosa ho capito di Barbie? Nel mondo perfetto comandano le donne e tutto è perfetto forse anche per quello, gli uomini sia nel mondo perfetto che nel mondo reale (imperfetto) sono stupidi e questo lo sapevo da me. Li conosco, li frequento e vi dirò finanche che io appartengo alla categoria e non lo dico per effettuare un ridicolo tentativo di arruffianarsi qualche lettrice, ma non avevo nessun dubbio sulla nostra stupidità. Non avevo nessun dubbio sulla stupidità del patriarcato sia quello alla luce del sole che quello sotto mentite spoglie. Non avevo nessun dubbio su come millenni di strapotere maschile abbiano in realtà portato questo mondo solo alla quasi del tutto distruzione. Barbie se ha un merito è quello di aver convinto miliardi di persone ad andarlo a vedere con la scusa che non era solo un musical per bambini o un film per famiglie, con tanta solidarietà ai genitori costretti alla visione. Fine. Ci può stare… ma finiamola con tutto il resto. Se poi vogliamo dire che rappresenta, visti gli incassi, per quello che propone e come lo propone, la fine del cinema per come l’abbiamo sempre inteso allora si, sono pienamente d’accordo.

Nutro ancora speranze…

Per il cinema, non per l’essere umano, dopo visto Oppenheimer. Così come non avevo nessun dubbio sui sopra citati concetti espressi dalla pellicola in rosa. Nemmeno sul genere umano mi erano rimaste speranze; questo film da un lato spazza via ogni possibile previsione sul domani dell’umanità, registrando la così tanto riferita estinzione autoinflitta risalente addirittura a 80 anni fa. Al cinema regala un sussulto eccezionale; c’è tutto: dialoghi, effetti speciali, grandissime interpretazioni (Matt Demon, Rober Downey Jr.) su tutti Cillian Murphy nel ruolo del protagonista, ma anche una bravissima Emily Blunt nel ruolo di Kitty, la moglie del fisico.

Ritira le lenzuola

É la frase che il fisico pronuncia, sotto forma di segnale in codice, per avvisare la moglie che la prova generale (Trinity) antecedente all’utilizzo dell’arma di distruzione di massa più devastante mai creata sulle due città giapponesi, sia andata a buon fine. Questo film mette in risalto tutti i limiti dell’essere umano, di qualunque nazionalità e di qualsiasi sesso o e orientamento sessuale. Quale che sia la motivazione che li abbia spinti a costruire l’orrore che prende il nome di bomba atomica. Questo film mette in risalto, forse come mai è stato fatto fin ora, in così larga scale e a livello mondiale, i limiti della super potenza americana che si è macchiata, insieme ai Nazisti e ai Fascisti, di uno dei più efferati crimini contro l’umanità mai perpetrati da un essere umano nei confronti di altri esseri umani. A torto o ragione di una guerra che doveva finire, delle ragioni dei vincitori e dei vinti. La bomba atomica sganciata su Hiroshima e Nagasaki il 6 agosto del 1945, causa 150 mila morti in un colpo solo. 210 mila nel corso delle settimane e mesi successivi. Uno sterminio di civili che non ha precedenti, nello stesso arco di tempo e con l’uso di un solo ordigno.

Cinema e NonCinema

Sono due facce della stessa medaglia… ma nessuno si è mai sognato nel 1984, di paragonare C’era una volta in America di Sergio Leone con Scuola di Polizia di Hugh (vattelapesca) Wilson uscito lo stesso anno. Eppure il secondo è sempre meglio di Barbie a mio avviso. Per finire… posso ribadire la mia stima per colui che secondo il mio modestissimo parare è, ad oggi, il miglior regista contemporaneo ossia Christopher Nolan. Il film va visto al cinema ed è un punto a favore di Nolan, Barbie lo potete vedere anche sul telefonino in autobus o dentro un pozzo se ci siete caduti prima di morire, tanto è uguale. Il regista britannico fa una cosa sensazionale, forse già provata un migliaio di volte, ma in questo film rende alla perfezione: proietta l’universo intero nel cervello del fisico padre della bomba atomica e viceversa. É una scarica emotiva continua. Una scossa alla psiche, alla memoria umana e un monito straordinario. Purtroppo nella mente dei migliori autori sceneggiatori e registi che per prevedere il futuro processano il passato, avvengono spesso delle intuizioni, annusano l’aria che verrà, come un predatore con la sua prossima preda. Nolan non realizza un film fantascientifico e apocalittico su come finiremo, ci annuncia in maniera spettacolare che siamo già estinti e non ce ne siamo resi conto, il tutto mentre balliamo e cantiamo vestiti di rosa.

 

Marco Giavatto

 

 

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