LeImpertinenti#5: “Citofonare Ing. Domenico Sputo”

Venerdì 16 Dicembre 2022, Teatro Nuovo Sentiero – Firenze.

“Citofonare Ing. Domenico Sputo”…MA POI NESSUNO CITOFONA! Sul palco iGeneticamenteMortificati.

Vi è mai capitato di tornare a casa, dopo un viaggio di lavoro (o anche di piacere), e accorgervi che tutto è cambiato, che nulla e nessuno è come lo avete lasciato anche se siete mancati per poco, pochissimo tempo? Ma voi siete sempre gli stessi. Quanto deve essere destabilizzante? Questo è quello che succede all’Ingegner Domenico Sputo (Maurizio Pistolesi), che tornato a casa la trova vuota sia di affetti, la moglie Teresa (Romina Bonciani) assente, sia di oggetti, il mobilio è misteriosamente sparito. Cosa può essere successo?Da qui ha inizio la tragedia…Si la tragedia, perché, pur trattandosi di una commedia in cui si ride (parecchio!), tutto nasce dalle disgrazie e dalle imperfezioni della vita.

Maurizio Pistolesi nelle vesti di Domenico Sputo

Quest’uomo, Domenico, potremmo definirlo semplicemente e molto efficacemente “un concentrato di sfighe”. Sapete quando ci si chiede “e ora che altro potrebbe mai accadermi?”, ecco lui non fa nemmeno in tempo a porsi la domanda che questo “altro” accade! Tutto si svolge a casa sua, o meglio dove lui ha sempre dimorato (va a capire chi è il vero proprietario). Un “porto di mare” questo appartamento con gente che va, gente che viene, gente che torna e nessuno che si annuncia, bussa o citofona. Un turbinio di personaggi e situazioni che lo travolgono, stravolgono, senza sosta e senza respiro. Ogni legame sentimentale ed emotivo si mette in discussione, si rimescola. L’amore, Teresa, assenza inspiegabile per il protagonista; le amicizie “migliori”, che potrebbero celare manovre incomprensibili, come quella che lo lega a Riccardo (Mirko Batoni); la famiglia rappresentata da Maria Sputo (Angela Carlisi) una sorella algida e cinica che non prova nessuna compassione per lo sfortunato fratello.

Ph Massimiliano Sifone – Maurizio Pistolesi e Mirko Batoni

Come la pallina di un flipper il nostro Domenico Sputo rimbalza tra un singolare idraulico (Fulvio Ferrati); uno strampalato agente immobiliare Alberto Forti (Roberto Fontanelli); un’eccentrica, molto eccentrica, imprenditrice immobiliare partenopea la Dottoressa Jessica Malavolti (Serena Politi); un medico, il Dott. Sdarchi(Paolo Allegra), forse un po’ troppo distratto ed improbabili quanto scrupolosi operai edili (Iacopo Biagioni e Antonio Timpano). Nonostante si scontri con ognuno di essi, sembra essere quasi trasparente per loro che, noncuranti, proseguono dritti per la loro strada, netti, decisi. E l’antagonista, il villain, chi è? Il subdolo ed irreprensibile condomino, il Colonnello Argangeli (Renato Toppi), che ostacola Domenico in tutti i modi possibili? Domenico con i suoi atteggiamenti diventa nemico di se stesso? Probabilmente l’antagonista di questa storia è la vita stessa e le complessità che fanno parte dell’animo e della condizione umana, spesso dedite all’esclusivo tornaconto personale.

Iacopo Biagioni e Antonio Timpano

E allora verrebbe da chiedersi: Come ritrovare respiro? Esiste una via d’uscita? SI. Questa via d’uscita, questo respiro si chiama Fortuna (Samuel Osman), una “Puttana ottimista e di sinistra”, dirimpettaia e confidente involontaria di Domenico. L’unica che lo ascolta davvero, che con leggerezza, ironia ed empatia lo consiglia e lo rassicura…lei lo vede. Potremmo considerarla la sua coscienza (come il Grillo Parlante per Pinocchio), una preziosa consigliera che gli dà modo di riflettere sulla sua esistenza ridefinita da una nuova prospettiva. Una presa di coscienza della “reale realtà” delle cose che spesso tendiamo a nasconderci pur di non affrontare ma con cui è sempre utile fare i conti, prima o poi.

 

 

Samuel Osman e Fulvio Ferrati

In scena tanti attori come avrete capito. Quanti so’, l’avete contati? Sono tanti! Un gruppo, eterogeneo, formato da chi ha più esperienza di palcoscenico e chi è alla prima esperienza. Questa disomogeneità diventa, però, un punto di forza. Ognuno, col suo bagaglio di vita, da il proprio contributo a creare la sintonia e il clima che serve allo spettacolo. La scrittura, generosa, di Marco Giavatto (l’autore e co-regista) esalta ogni personaggio e, di conseguenza, ogni interprete: nessuno e messo lì “tanto per”. Ognuno è un pezzetto di questo puzzle teatrale e per questo indispensabile:

“Non esistono piccoli ruoli, esistono piccoli attori.”

(Stanislavskij)

…..”quando esistono ottimi autori” aggiungerei io. A gestire questa compagnia c’è anche l’altra co-regista e attrice Serena Politi, che mette a servizio la sua cospicua esperienza di regista e docente teatrale, doti fondamentali, rendendola avvezza a dirigere un cosi affollato cast.

Serena Politi e Maurizio Pistolesi

La scenografia, di Francesca Leoni, è essenziale ma allo stesso tempo giusta e funzionale. Costruisce uno spazio, delimita chiaramente degli ambiti, è viva ed è essa stessa un ulteriore personaggio della storia.Le luci (fondamentali) di Claudio Fornai, fatte “a mano“ (alla vecchia maniera) senza l’ausilio delle cosiddette “memorie”. Dopo averlo visto all’opera si è guadagnato il soprannome di Claudio “polpo” Fornai! Ed il lavoro di infinita pazienza di Irene Bechi, direttrice di scena, che sa tutto di tutto. Se c’hai un dubbio chiedi a lei, se non ti ricordi chiedi a lei, se non trovi un oggetto di scena chiedi a lei, se vuoi sapere l’ora chiedi a lei….tanto lo sa! Il coadiuvante perfetto di questa “armata”, che, con la sua sola presenza, rassicura tutti in momenti di crisi.

 

Si ma come finirà la storia di Domenico e di tutti gli altri? L’unico modo per scoprirlo, ovviamente, è seguire i “Geneticamente Mortificati”, attendere le prossime date, acquistare il biglietto, sedersi in platea e gustarsi questa storia eccezionalmente comune, ispirata dalle canzoni di Lucio Dalla. ne diventa la colonna sonora: “Tutta la Vita”

 

“ Tutta la vita Con questo orribile rumore Su e giù o nel mezzo delle scale Le spalle contro a quella porta (…)

(…) A provare a dirti che partivo O che partivo o che morivo (…)

(…) Senza mai chiudere una porta (…)

(…) Al centro della confusione O dentro il palmo di una mano (…) “

 

 

Marco Bernardini

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