L’Argante 94 | Da Nzumbie a Zombi, ovvero viaggio (dis)organizzato alla ricerca di un’icona del nostro tempo

ETIMOLOGIA: żómbi s. m. e f. deriva da Nzumbe  (fantasma),  (dio), ( ritornato in vita). Le interpretazioni sulle origini del nome del nostro soggetto, sono comunque molte e discordanti. Essendo io, semplicemente , un fan sfegatato dell’universo zombesco, mi baso su questa che, semplifica e mi  fa entrare bene in argomento.

Il nostro viaggio parte da molto lontano: nel XVI e XVII secolo la tratta degli schiavi in Africa è in piena espansione, si parla di milioni di persone che furono condotte ad un esodo forzato verso le Nuove Indie cioè le Americhe. La zona che ci interessa è quella che comprende principalmente Louisiana, Florida, le Antille,  i Caraibi, dove  avverrà il contatto fra gli africani e i Creoli,  il popolo nato dalla mescolanza fra elementi europei, francesi e spagnoli in primis, e nativi indios caraibici. E’ da questo crogiuolo di razze che nascerà  il nuovo Voodoo (derivato dall’antico Hoodoo, antica magia popolare africana), diventato religione a tutti gli effetti in quanto include  anche elementi del cattolicesimo.  A questo punto il nostro Nzumbe, dopo il passaggio oltreoceano , si trasformerà in Junbee,  Jumbie,  Zonbi, fino al creolo definitivo Zombi …

Ma questo Zombi chi è?

molto bene, direte, la storia, l’etimologia, le location , interessante …ma questo zombi cos’è? Ancora un dettaglio e ci arrivo.

La religione Voodoo è divisa in due fazioni, la prima, più estesa, con a capo i sacerdoti, gli Ungan e le sacerdotesse, le Mambo, e si occupano di magia bianca: rimedi salutari, cure per il corpo e riti propiziatori. La seconda fazione, al contrario, i sacerdoti detti Bokor, si occupano di magia nera e di occultismo. Ed è qui che la storia si fa intrigante. Gli oscuri Bokor , per egoismo, ambizione e soprattutto bisogno di allargare la propria cerchia di seguaci, si fanno carico di introdurre, nel voodoo haitiano, il Rito della Resurrezione: lo Nzumbe primigenio e idealizzato, diventerà lo Zombi umanizzato. Principalmente erano dei poveracci che venivano rapiti e drogati con un intruglio a base di tetrodotossina, che in natura è una componente del veleno del pesce palla. Il malcapitato andava in catalessi, le attività vitali rallentavano fino a indurlo in uno stato di morte apparente. Segue funerale e tumulazione del poveraccio. Il Bokor a questo punto può intervenire, organizzando nottetempo il suo macabro show. Il novello zombi viene parzialmente disseppellito, gli fanno assumere un altro composto a base di  stramonio, poi lo ricoprono, e lo spettacolo può iniziare. Il cimitero diventa luogo  di un antico rave caraibico, con fuochi, invasati che vanno in trance ballando, tamburi ossessivi e poi arriva la star, il Bokor, in tutto il  suo splendore di mantello, colori e piume, recita la formula magica come un mantra, fino a che il poveraccio comincia a muoversi e ad alzarsi lentamente dalla fossa e finalmente lo Zombi è servito!  Applausi, pianti, urla del pubblico in estasi e il Bokor che esulta gongolando. A questo punto, del nostro poveraccio assurto, suo malgrado, a personaggio folkloristico caraibico, che ce ne facciamo? Le opzioni erano due:  prima opzione, lo zombi veniva restituito alla famiglia dietro pagamento di un riscatto. La seconda  era di venderlo a un proprietario terriero per lavorare nelle piantagioni. Solitamente le famiglie non avevano il denaro per riscattare lo sfortunato e sciupato parente, quindi il suo destino era segnato. Pensate a  uno schiavo che non parla, non beve, non fa i bisognini, non dorme, lavora 24 ore al giorno e non si lamenta … è il lavoratore perfetto! (nella  vasta letteratura sull’argomento voodoo e zombi, vi segnalo un libro molto interessante “Jumbee and other uncanny tales” , in italiano “ Zombies , storie indicibili”, di Henry S. Whitehead, amico e collaboratore di H.P. Lovecraft . Avendo già attitudine ai generi  horror, weird e fantastico, e con la sua permanenza per anni nei caraibi, mr. Whitehead scriverà diversi racconti proprio sugli zombi e affini , ma con un gusto descrittivo che rendono affascinanti e misteriosi i caraibi degli anni ‘20).

Zombi goes to Hollywood…

D’un balzo siamo nel 1932 , esce il film “White Zombie” primo  in assoluto sugli zombi, per la regia di V.Halperin, con protagonista il mitico Bèla Lugosi , già famoso per la sua interpretazione del primo Dracula, prima  in teatro poi nel cinema.  La trama si basa su una specie di dramma della gelosia virata in horror, da vedere sicuramente anche se la sequenza più curiosa e unica nel cinema è quella dove si vedono gli schiavi zombificati che lavorano, alcuni manovrando a spinta, dal basso, l’ingranaggio di una specie di mini pimer gigante, e altri addetti dall’alto a buttare le bacche da tritare nell’imbuto gigante. Ovviamente con i loro tempi …si sa lo zombi non ha fretta!

Ma noi si e corriamo al 1943 restando a Hollywood :  “Ho camminato con uno zombi ” film molto intrigante di J. Torneur .

Qui il nostro beniamino fa un salto di qualità, non più schiavo da soma ma si erge a guida protettrice e il suo dovere è sorvegliare e accompagnare una giovane donna bianca al…vedetevi il film e lo saprete!

… e a Cinecittà

Facciamo un salto fino in Italia, a Roma. 1964. Esce un film di produzione italoamericana , fondamentale per il nostro viaggio : “L’ultimo uomo sulla terra” tratto dal libro di R. Matheson “ I am legend” e con protagonista il grande Vincent Price. La regia è di U. Ragona, documentarista, che in pratica ha girato solo questo film in vita sua ma lo ha azzeccato tutto e non solo. Questo lavoro sarà di esempio, insegnamento e ispirazione per moltissimi registi in futuro. Fu girato in un bianco e nero spettrale nella zona dell’EUR, nelle settimane centrali di agosto. Le strade deserte e inquietanti della capitale fanno da sfondo alla storia di una misteriosa epidemia che trasforma gli esseri umani in una via di mezzo fra vampiri e zombi, tutti a parte lui, Mr. Price, che è l’unico (…?) immune.  Di giorno può girare tranquillamente  in auto sulle strade deserte, per le provviste e la benzina (che gli è utile, oltre che per l’auto, anche per bruciare gli incauti infetti morti per la strada che hanno sfidato la luce del sole. I più scaltri invece di giorno dormono nei posti bui , cantine, grotte…ma la notte no! Escono in massa e perseguitano il nostro sopravvissuto che si rifugia nella sua casa-fortino e…mi fermo qui, e vi ordino di vederlo se amate il cinema.

Il padre degli Zombi

 

Siamo quasi arrivati al traguardo. Il nostro Nzumbe ha fatto progressi e sta per completare l  metamorfosi nella sua forma definitiva che tanto ci piace, o almeno , a me …piace.  Torniamo in America nel 1966 ,Pittsburgh, Pennsylvania. George A. Romero e il suo fidato socio John Russo, 50 anni in due, sono proprietari di un’agenzia pubblicitaria specializzata in audio-visivi, la The Laten Image , producono  spot tv, commercial, documentari, eventi sportivi. Ma nel cassetto hanno un sogno: girare un film indipendente ed entrare nel rutilante mondo del cinema. Hanno mezzi , esperienza, e tanta voglia di farlo per cui il primo step è  scegliere il genere di storia da girare, la scelta quasi obbligata è l’horror: costa meno e si vende bene. Secondo step: la sceneggiatura. All’inizio doveva essere basato su un virus che trasforma le persone in cannibali ma Romero, divoratore di comics e film horror fin da piccolo, ripesca dalla memoria la tripletta “White zombie” -“ I walked with a Zombie” e “ The last man on the Earth” , mescola il tutto e voilà, parte la produzione de “ Night of the living dead” (la storia della produzione, per altro avventurosa, durata 2 anni di questo stracult movie, è molto interessante e divertente magari, chissà, ve la racconterò in un secondo momento). 1 ottobre 1968  a Pittsburgh c’è la premiere mondiale, la gente accorre curiosa, pensando di vedere un buon horror, prodotto da giovinastri…non sarà cosi, perché il film è un pugno allo stomaco. Quella notte le lapidi si sono spaccate e il terreno smosso ha rivelato che qualcosa è uscito dalla fossa. Nella penombra lunare, fra i cipressi e salici piangenti del cimitero, ombre indistinte si sono mosse lentamente verso un’unica direzione.  Il passo è lento ma deciso e  hanno  già cominciato a contagiare col loro morso , i mondi dell’intrattenimento , della letteratura , della musica , della comunicazione … Dentro quei 97 minuti in bianco e nero, Romero e company, hanno messo tutto il loro gusto filmico mescolando con maestria e entusiasmo giovanile, la suspence,  il gore,  il dramma, i conflitti interni, l’assedio mortale , e finalmente lo Zombi personaggio assume una propria  personalità e caratteristica che resterà negli anni a venire. Un cult movie  costato appena 114.000 dollari  e ne incassa, nei primi 2 anni di programmazione , ben 30 milioni!!!

La consacrazione

10 anni dopo, nel 1978 Romero gira il suo secondo film a tema  zombi: “ Dawn of the dead “ cioè ” L’alba dei morti viventi” . Stavolta ha un buon badget, buoni attori e collaboratori professionisti e si  lascia andare nella trama girando questo filmone. Filmone, pure troppo. Dura quasi 2 ore e20 , e per il target di pubblico a cui è principalmente dedicato, è troppo lungo e verboso per essere un horror. La critica approva, il pubblico meno . Come corre ai ripari lo zio George?  Cerca aiuto e suggerimenti da un suo caro amico e collega : il nostro Dario Argento. Insieme rimontano il film , apportano tagli, cambiano la musica da orchestrale classica a quella dei mitici prog-rock Goblin di Simonetti. Dopo la terapia Argento, il film dura 110 minuti, il montaggio è serrato , non lascia scampo dall’inizio alla fine e viene anche re-intitolato semplicemente  “Zombi”. 1 settembre 1978 la premiere è in Italia  da Torino farà il giro  del mondo e Romero si  riconsacrerà il padre degli Zombi moderni e quindi…“ Zombi di tutto il mondo unitevi !!! ” ( cit. G. Manfredi).

 

Massimo Blaco

 

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