L’Argante 85 II Pirandello e i suoi fantasmi

Dalla metà dell’ ‘800 si cominciano a diffondere dagli Stati Uniti all’Europa intriganti studi sull’esoterismo e lo Spiritismo. La maggior parte dei letterati prendeva posto a condivise sedute spiritiche e nelle librerie di molti di loro i libri di Teosofia trovavano il loro spazio nelle librerie. Pirandello, cresciuto in terra siciliana, laddove gli “Spiddi” vengono consegnati di generazione in generazione nei racconti e nelle storie, fu da sempre attratto da queste tematiche tanto da incentrare sui fantasmi e sugli spiriti tantissime delle sue opere.

I fantasmi nelle sue Novelle

Ma, signori spiriti benedetti, lasciateci vivere adesso, lasciateci attendere alla vita soltanto, senza darci prima del tempo pensiero della morte! Ce ne dà tanti la vita e voi dovreste saperlo se -come sostengono- foste un giorno vivi anche voi. 

                                                                                                                                                    Luigi Pirandello

 

Tutto il corpus di Novelle per un anno è costellato di allucinazioni, di casi al limite del surreale. In Visitare gli infermi, per esempio, si parla di una ” nuova sollecitudine intellettuale” che spinge coloro sono dotati di ” Sesto Senso” ad indagare con “tavolini giganti fenomeni inaccessibili allo stato normale”; Chi fu?, è una novella tutta incentrata sull’incontro di un giovane per bene con il padre defunto della sua ex fidanzata; Aqua e lì è la storia di un medico positivo inutilmente in lotta contro i raggiri delle curatrici sonnambule, tema poi ripreso nella novella Il dono della Vergine, di poco successiva; Notizie dal mondo è un colloquio tra due amici oltre la soglia della morte; Il figlio cambiato, il corvo di Mizzaro e il Male di Luna, attingono al repertorio folkloristico delle superstizioni popolari. La toccatina si sviluppa intorno al tema della xenoglossia (fenomeno di tipo medianico per cui il soggetto in trance si esprime in una o più lingue a lui sconosciute in condizioni normali). In Dal naso al cielo vediamo protagonisti elementali e spiriti di natura che riescono talvolta a materializzarsi. Lo spirito maligno e La trappola sono impregnate di un’atmosfera a dir poco inquietante; I pensionati della memoria (1915) è una riflessione sull’ossessionante sopravvivenza dei morti nel ricordo dei vivi; La camera in attesa è una novella in cui la stanza per un ritorno che non ci sarà, ha la forza evocativa di un gabinetto medianico (scenografia de La forza che ti diedi). Ne Il treno ha fischiato (1914) e Rimedio: la geografia (1920), si sperimentano viaggi astrali. Nel protagonista di Soffio (1931) si manifestano, all’inizio inconsapevolmente, oscuri poteri di negromante.

I fantasmi nel suo teatro e nei suoi romanzi

 

Anche nel teatro di Pirandello sono numerose le suggestioni magiche e gli spunti teosofici: pensiamo al mistero profano di All’uscita, dialogo di morti sulla soglia della vita perduta, ma anche all’intrusione di fenomeni inspiegabili in Quando si è qualcuno; alle didascalie di Questa sera si recita a soggetto e Sogno (ma forse no), che rimandano a magici effetti scenografici; o ancora all’arsenale di apparizioni e prodigi che si dispiega nel regno di Cotrone ne I giganti della montagna (originariamente intitolata I fantasmi).

Pirandello testimonia la sua ampia conoscenza della Teosofia e dell’occultismo anche nei suoi romanzi. Nella fornitissima biblioteca del Dottor Paleari de Il fu Mattia Pascal troviamo i caposaldi della Società Teosofica

 

Quei libri recavano titoli di questo genere: La morte et l’au-delà, L’Homme et ses corps, Les sept principes de l’homme, Karma et le clef de la Thèosophie, ABC de la Thèosophie, La doctrine secrète, Le Plan Astral, ecc.ecc.

 

Tutti questi esempi rivelano non solo un fitto tessuti di rimandi circostanziati ma, soprattutto, la qualità “metafisica” dello sfondo su cui opera la fantasia pirandelliana, sempre in cerca di elementi di contraddizione che, stridendo sulla superficie “obiettiva” dei fatti “positivi”, generano altre possibilità immaginative e narrative.

 

I fantasmi nel suo tempo

I fantasmi, gli spiriti che si muovono nelle opere di Pirandello sono in parte l’eco della tradizione folklorica dalla quale egli proviene. L’infanzia girgentina del piccolo Luigi fu animata dai racconti, dalle filastrocche magiche, dai canti dell’anziana domestica della famiglia, Maria Stella, che gli narrava di magie e sortilegi di cui pare fosse stato anche spettatore.

All’humus fornitogli dalla sua tradizione si aggiunse poi l’attenzione al fermento degli ambienti intellettuali del tempo. A cavallo tra Ottocento e Novecento, il clima culturale era caratterizzato da un largo interesse per l’occulto e da una fervente diffusione dello spiritismo e della Teosofia (associazione internazionale apolitica e areligiosa fondata nel 1875 a New York che si basa sul principio della fratellanza umana e sul diritto alla libera ricerca e conseguente rispetto di tutte le idee).

Era sempre più viva nell’uomo di quel tempo la necessità di arginare l’estremo pragmatismo materialistico e di reagire al disorientamento derivante dall’impotenza della stessa scienza di fronte alle eterne e irrisolte questioni esistenziali.

I fantasmi nei suoi contatti

Come Pirandello, moltissimi suoi colleghi tra cui Capuana e De Roberto si interessavano di occultismo. Pare che fosse stato proprio Capuana ad iniziare Pirandello alle pratiche di Spiritismo. Abbiamo testimonianza delle sedute spiritiche che praticavano insieme nella lettera aperta a Pirandello che Capuana pubblicò nel 1906 sulla Gazzetta del Popolo di Torino.

nella seduta del medium Politi, a cui assistemmo insieme […] vedemmo cose da far strabiliare: globi fosforescenti che erravano sotto la volta dello stanzone dove si facevano gli esperimenti; croci luminose che apparivano, sparivano, tornavano ad apparire sui muri; i profilo di un fantasma su l’alto della tenda dietro cui stava Politi in trance, mentre la tenda spinta in su le nostre teste quasi gonfiata da un forte vento. 

 

D’altronde l’incapacità di dare risposte scientifiche all’imponderabile portò i più grandi esponenti del naturalismo italiano a conciliare senza forzature la realtà con gli spiriti; gli scenari metafisici offrono a Pirandello nello specifico un’insostituibile possibilità di sfondamento del reale: il rovescio del reale, l’ipotetico contrario di una visione del mondo troppo deterministicamente connotata.

Un’illusione ci è assolutamente necessaria; e la scienza, Lei lo sa bene, non ce la può fare. 

                                                                                                              Pirandello, Personaggi

Il suo sarcasmo sui fantasmi

La prosa di Pirandello rimase sempre abbastanza sarcastica. Egli visse la Teosofia come un’illusione che poteva permettergli di rimanere un po’ più sereno, senza dare però all’esoterismo il peso e la validità che ne attribuivano i suoi colleghi.

Ho letto anch’io qualche libro di Teosofia. Ne ho riso, creda. Pure, guardi: in questo libro ho trovato un passo curiosissimo, una certa idea che mi pare abbia un fondamento di verità…

Pirandello, Personaggi

 

I personaggi di Pirandello possono crederci, possono arrivare a considerare spiriti ed esoterismo una fede indiscutibile, come ne Il fu Mattia Pascal, ma probabilmente Pirandello vedeva le pratiche spiritiche come compensazione all’incertezza in cui il positivismo aveva gettato l’uomo moderno. In quanto illusione, anche la Teosofia può rivelarsi fraudolenta e vana e Pirandello tratterà questi argomenti sempre con un pizzico di amara ironia e sottile umorismo. Nell’articolo Un fantasma, con il tono del divertissement Pirandello si inserisce nella polemica tra i fanatici cultori degli studi psichici e degli sdegnosi sacerdoti della pura scienza empirica. Egli sarà sempre incuriosito dall’occulto, ma non affermerà mai che gli spiriti siano esistenze tangibili.

I suoi fantasmi in cerca di autore

Sebbene Pirandello tentasse di prendere le distanze dalle idee teosofiche, in realtà egli inevitabilmente le fece sue. Anche il solo atto creativo delle sue opere è raccontato dal letterato come se fossero i personaggi stessi ad imporsi a lui come potenti forze ossessive, quasi provenienti dal mondo dello spirito di fronte alle quali nulla poteva la sua volontà di respingerle, esattamente come descritto dagli studiosi di Teosofia.

posso soltanto dire che, senza averli punto cercati, mi trovai davanti, vivi da poterli toccare, vivi da poterne udire perfino il respiro, quei sei personaggi che ora si vedono nella scena. E attendevano, lì presenti, ciascuno col suo tormento segreto, e tutti uniti dalla nascita e dal sviluppo delle vicende reciproche, ch’io li facessi entrare nel mondo dell’arte componendo delle loro persone, delle loro passioni e dei loro casi…

Pirandello, Sei personaggi in cerca d’autore

 

In Sei personaggi in cerca d’autore questa incarnazione deIl personaggio-“fantasma” assume la sua massima espressione: nel suo personale limbo tra essere e non essere, dispone di una forza autonoma che sovrasta l’autore; la sua spinta vitale arde di manifestarsi e di realizzarsi e non più in un romanzo, con mezzi narrativi, ma sul palcoscenico, dove la sua “essenza plastica” prende corpo e si rende visibile anche agli altri, a noi spettatori. Lo spazio teatrale diverrà il luogo del magico rito.

 

Serena Politi

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