L’Argante 220 – Il ritorno glorioso degli anni ’80: Samurai Troopers, Ken il Guerriero e l’epopea senza tempo degli anime giapponesi

Nel 2026, il mondo degli anime vivrà un ritorno potente e simbolico alle sue origini più epiche. Due titoli che hanno segnato la crescita di un’intera generazione – I Cinque Samurai e Ken il Guerriero – torneranno prepotentemente sulla scena, riportando con sé il peso della nostalgia, ma anche una sorprendente freschezza visiva e narrativa.

Se Yoroi Shin Den: Samurai Troopers promette un sequel diretto a oltre trent’anni dalla serie originale, anche Ken Shiro, il leggendario eroe post-apocalittico, tornerà con un nuovo film anime intitolato Fist of the North Star: Hokuto no Ken – Rebirth, previsto sempre per il 2026. Una rinascita, nel vero senso della parola, che accompagna un movimento culturale ormai chiaro: il grande ritorno degli anime degli anni ’80, ma non come reliquie del passato, bensì come miti rivisitati per un pubblico trasversale.


Una tendenza culturale: perché oggi tornano i miti animati di 40 anni fa?

Non si tratta solo di nostalgia. Il mondo contemporaneo, disorientato tra crisi climatiche, guerre, intelligenza artificiale e nuove identità, sembra cercare figure forti, archetipi chiari, narrazioni eroiche. E proprio gli anime degli anni ’70 e ’80 offrivano questo: visioni simboliche, eroismi tragici, mondi in bilico tra il caos e l’ordine. Non stupisce, dunque, che Sunrise abbia scelto di riesumare i Cinque Samurai, così come Toei Animation abbia messo mano a una nuova incarnazione di Hokuto no Ken, affidandola a giovani registi cresciuti con quell’immaginario.


Il pantheon dell’animazione giapponese: breve storia tra ‘70 e ‘80

Per capire il ritorno, bisogna guardare da dove veniamo. Ecco un affresco sintetico ma completo degli autori, titoli e tappe fondamentali che hanno scolpito l’immaginario collettivo tra manga e anime.

Nel 1952, Osamu Tezuka (1928–1989), il “Dio del manga”, pubblica Astro Boy, trasposto in anime nel 1963 con ben 193 episodi, dando origine alla televisione animata giapponese.

Negli anni ’70, Go Nagai (1945) rivoluziona il genere con una serie di successi mecha: Mazinga Z (92 episodi, 1972-74), Il Grande Mazinga (56 episodi, 1974-75), Jeeg robot d’acciaio (46 episodi, 1975-76), e il mitico UFO Robot Goldrake (74 episodi, 1975-77), che in Italia diventa una pietra miliare della cultura pop.

Accanto a lui, Tadao Nagahama (1936-1980) porta in scena Combattler V, Vultus V, General Daimos, e persino l’indimenticabile Lady Oscar (realizzata con Osamu Dezaki), mentre Leiji Matsumoto (1938–2023) firma opere poetiche e spaziali come Capitan Harlock (42 episodi) e Galaxy Express 999 (113 episodi).

Negli stessi anni, nascono anche Lupin III di Monkey Punch (1937–2019) – dalle avventure del 1971 alle serie successive come Le nuove avventure e L’incorreggibile Lupin – e Daitarn 3, creato da Hajime Yatate, pseudonimo collettivo dello Studio Sunrise.

Negli anni ’80, la varietà di generi esplode: Rumiko Takahashi (1957) diventa una regina con Lamù (195 episodi), Maison Ikkoku (96 episodi), Ranma ½ (161 episodi) e in seguito Inuyasha (193 episodi totali tra 2000 e 2010).

Nel 1983, Tetsuo Hara e Buronson danno vita a Ken Shiro, simbolo assoluto dell’action tragico, con 152 episodi tra 1984 e 1988. In parallelo, Akira Toriyama (1955–2024) cambia per sempre il mondo con Dragon Ball (153 episodi), Dragon Ball Z (291) e GT (64).

Infine, I cavalieri dello zodiaco di Masami Kurumada, City Hunter di *Tsukasa Hōjō, e I Cinque Samurai completano un decennio che mescola mitologia, arti marziali, urban fantasy e fantascienza con livelli di produzione e impatto culturale mai visti prima.


Samurai Troopers 2026: nostalgia e rinnovamento

Il nuovo anime Yoroi Shin Den si inserisce proprio in questo solco. Tornano le armature spirituali, la lotta tra il bene e il male, ma in un setting urbano contemporaneo (Shinjuku) e con nuovi protagonisti adolescenti, a partire da Gai, portatore dell’Armor of Blaze. Il regista Yoichi Fujita, lo sceneggiatore Shōgo Mutō e il designer Yūhei Murota lavorano insieme a una narrazione che non è un remake, ma un vero sequel.

Con la partecipazione di Eirō Okamoto, veterano Sunrise del 1988, e la colonna sonora affidata a Shuji Katayama, la produzione punta a una qualità tecnica e artistica di alto livello.

La serie sarà distribuita da Bandai Namco Filmworks, e accompagnata, probabilmente, da un ricco apparato di merchandising, novel tie-in e giochi.


Hokuto no Ken 2026: il ritorno del pugno dell’orsa maggiore

Sempre nel 2026, debutterà anche il nuovo film Fist of the North Star: Rebirth, una rivisitazione cinematografica ad alto budget dell’epopea di Ken Shiro, erede delle tecniche di Hokuto e simbolo di giustizia in un mondo devastato. I dettagli sono ancora riservati, ma la produzione Toei promette animazioni all’avanguardia e una lettura “matura e cupa” della saga, più vicina al manga originale di Tetsuo Hara che non alla serie TV storica.


Conclusione: non solo revival, ma nuova linfa vitale

Yoroi Shin Den e Fist of the North Star – Rebirth non sono operazioni nostalgia fine a sé stesse, ma parte di una trasformazione culturale più ampia: quella in cui le opere che un tempo erano considerate “per ragazzi” diventano oggi epopee moderne, capaci di parlare a un pubblico trasversale. Il ritorno degli anni ’80 è solo apparente: in realtà, quegli anime erano già avanti, e solo adesso il mondo sembra pronto a capirli davvero.

Stefano Chianucci

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