L’Argante 219 Dove lo lasciamo?

E se non lo lasciassimo? E se organizzassimo le vacanze con la consapevolezza che abbiamo fatto una scelta? Forse questa è la direzione per sensibilizzare ancora di più il mondo intero su una delle questioni più annose degli ultimi anni. Magari ad un certo punto, tutti i posti sarebbero accessibile, ci vorrebbe però un picco in ascesa di senso civico e lì il problema non è il cane è sempre stato il padrone.

Ogni estate si ripete la stessa domanda in migliaia di famiglie italiane: “E il cane, dove lo lasciamo?” È una domanda apparentemente logistica, ma che nasconde un dilemma più profondo, quasi etico, affettivo. Chi convive con un cane sa bene quanto questo animale diventi parte integrante della vita quotidiana, della casa, degli affetti. Escluderlo da un momento di gioia e svago come una vacanza rischia di essere, oggi più che mai, una scelta anacronistica e disarmonica.

Eppure, nonostante si sia diffusa una maggiore sensibilità verso il benessere degli animali domestici, in Italia le vacanze pet-friendly restano ancora un privilegio, più che una regola. La strada verso una cultura della vacanza inclusiva è lunga e accidentata. Ma i motivi per percorrerla fino in fondo sono tanti, buoni e commoventi.

Il legame tra esseri umani e cani ha radici antichissime. Studi archeologici dimostrano che i cani furono i primi animali ad essere addomesticati, più di 15.000 anni fa. Non erano solo animali da lavoro: già allora erano compagni, guardiani, presenze costanti. Resti di sepolture comuni uomo-cane testimoniano un legame affettivo profondo, duraturo, intergenerazionale.

Nel Medioevo i cani accompagnavano cavalieri e pellegrini, fedeli fino alla morte. Nelle grandi famiglie nobiliari, un cane ben curato era simbolo di status ma anche di affetto. E se scendiamo nel Novecento, basti pensare a figure iconiche come Hachikō in Giappone o i cani da trincea durante le due guerre mondiali, per capire quanto questa relazione sia parte della nostra stessa cultura affettiva e sociale.

Portarli in vacanza con noi, dunque, non è un semplice sfizio: è una naturale estensione del rapporto che abbiamo con loro.

Uno dei motivi principali per cui sempre più famiglie scelgono vacanze con i propri cani è la gioia pura che l’animale manifesta nell’esplorare posti nuovi con il proprio umano. Chi ha viaggiato con il proprio cane lo sa: è una scoperta doppia. Una spiaggia non è solo sabbia e mare, ma un parco giochi olfattivo. Un sentiero in montagna non è solo una camminata, ma un’avventura. Il cane annusa, corre, osserva, si stupisce. Ci obbliga a rallentare, ad essere più presenti. In questo senso, un cane è un ottimo maestro zen: ci ricorda che ogni passo può essere pieno, ogni luogo può essere sorprendente.

Dal punto di vista psicologico, viaggiare con il cane ha un effetto benefico su entrambe le parti. Il cane soffre quando viene separato dalla sua famiglia: lasciarlo in pensione, anche se di qualità, è sempre uno stress. Alcuni cani mostrano segnali di ansia, depressione, perdita di appetito.

Per l’umano, invece, la presenza dell’animale diventa un conforto, una forma di continuità affettiva. In una società dove l’isolamento e la solitudine sono in aumento, anche in vacanza, avere il proprio compagno a quattro zampe accanto può fare la differenza.

Purtroppo, nonostante la crescente sensibilità sociale, la realtà italiana è ancora spesso ostile verso la presenza di animali nei luoghi pubblici e nelle strutture turistiche. Solo poche spiagge in Italia sono realmente attrezzate per i cani. Parliamo delle famose “Bau Beach” o simili, spesso presenti a macchia di leopardo sul territorio.

Molti parchi urbani impongono divieti incomprensibili, e nei mezzi pubblici le regole sono talvolta ambigue o restrittive. Peggio ancora, numerose strutture ricettive — hotel, B&B, agriturismi — rifiutano la presenza di animali, oppure impongono sovrapprezzi ingiustificati. Il tutto senza una reale giustificazione igienica, ma più per una resistenza culturale o per semplice pigrizia organizzativa.

Fortunatamente, ci sono realtà che stanno cambiando questo paradigma. In Italia ci sono regioni più avanzate da questo punto di vista. L’Alto Adige, ad esempio, ha da tempo integrato i servizi per chi viaggia con animali. Qui si trovano sentieri attrezzati, hotel con aree dedicate, persino menù speciali per cani.

Anche la Riviera Romagnola sta facendo passi avanti: molti stabilimenti balneari hanno “Dog Area” con docce, ciotole e lettini adatti anche ai quadrupedi.

Tra le spiagge dog-friendly più celebri in Italia possiamo citare:

  • Bau Beach di Maccarese (Roma): tra le prime in Italia, completamente dedicata ai cani.

  • Spiaggia di Pluto a Bibione (VE): premiata a livello europeo per l’accoglienza pet.

  • Dog Beach di San Vincenzo (LI): immersa in un parco naturale, perfetta per escursioni.

Cosa possiamo (e dobbiamo fare)? La responsabilità del cambiamento non può ricadere solo sulle istituzioni. Anche i padroni devono dimostrarsi educati, rispettosi, pronti a gestire i propri cani in pubblico. Ma è fondamentale spingere affinché le norme cambino, che la cultura si aggiorni, che i luoghi pubblici diventino inclusivi.

La presenza di animali, soprattutto cani, non deve essere vissuta come un ostacolo o un fastidio, ma come un’occasione per migliorare la qualità umana degli spazi: un luogo che accoglie un cane, è quasi sempre un luogo che accoglie anche la fragilità, l’alterità, la gentilezza.

Piccoli consigli pratici

Chi desidera viaggiare con il proprio cane, dovrebbe sempre:

  • Controllare in anticipo le regole di trasporto (es. treni, aerei, traghetti).

  • Verificare le strutture ricettive davvero pet-friendly (e non solo “su richiesta”).

  • Portare con sé kit di pronto soccorso, ciotole portatili, acqua fresca e giochi familiari.

  • Evitare luoghi troppo affollati o con temperature eccessive, soprattutto per le razze più sensibili.

E soprattutto: ricordarsi che il cane non chiede altro che stare con noi. Non ha aspettative, non vuole musei o attrazioni: vuole il nostro tempo, il nostro affetto, la nostra compagnia. Questo è il suo concetto di vacanza perfetta.

In un mondo che si fa sempre più attento al benessere animale, ma anche alla qualità della vita umana, costruire vacanze inclusive è una sfida che ci riguarda tutti. Non solo perché è giusto verso gli animali, ma perché migliora la nostra esperienza di viaggio.

Viaggiare con un cane ci insegna a vedere le cose con occhi nuovi, a rallentare, a vivere il presente. Ci educa all’empatia, alla responsabilità, alla gioia pura di un bagno in mare, di una corsa su un prato, di una sosta sotto un albero.

E alla fine, non è forse questo il vero senso di una vacanza?

Lucia Anazarbo

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