L’Argante 216 – Una risata vi seppellirà

Il titolo è preso in prestito da un motto anarchico dell’800 che per la precisione recitava così :

“La fantasia distruggerà il potere e una risata vi seppellirà!”.

Vorrei dedicare qualche pensiero alla comicità italiana, quella  però più sanguigna, anarcoide. Quella basata  su argomenti scottanti e scomodi:  religione,  potere, politica, vizi e intrallazzi delle  convenzioni sociali.

Bella, grassa, accennata, trattenuta, sguaiata, soffocata, sonora, a crepapelle, e ancora se ne potrebbe scrivere su come può risultare una risata. E’ affascinante e curioso, il fatto che già da piccolissimi, i nostri vagiti possano trasformarsi in pianto o in riso. Ovviamente, e purtroppo, non possiamo ricordarci del perché si rideva, e qui chiudo la parte scientifica che riguarda più la pedagogia e l’evoluzione umana quindi fuori dalla mia portata e partiamo con il mio personale  viaggio alla ricerca della Risata. La prima fermata la facciamo in un mercato medievale. Tra i banchi di  frutta, carne, di utensili da cucina e da lavoro, fra clienti, mercanti e ai ladruncoli, che non mancano mai, si aggira un ragazzo vestito in uno strano modo colorato, che al momento giusto, si fa posto su un banco,  salta sopra e da quel palco improvvisato comincia a intrattenere il suo pubblico con acrobazie, giocolerie e, soprattutto, sketch comici : nasce così la figura del giullare o saltimbanco. I saltimbanchi erano artisti di strada, attori e comici che non solo eseguivano numeri di abilità fisica, ma anche brevi scene teatrali, ricamandoci sopra una trama ispirata da fatti storici, leggende o dicerie di popolo. Da questi pionieri della risata, che curiosamente è l’anagramma di satira, arriviamo alla nascita dei teatri e della più organizzata e colta Commedia dell’Arte.

Una vera e propria scuola di comicità popolare in cui i personaggi principali (come Arlecchino, Pulcinella, Colombina e Pantalone) erano sempre riconoscibili per le loro maschere zooformi , i costumi e i  comportamenti tipici del personaggio.

Anche noi, come i saltimbanchi, facciamo un bel salto in avanti nei secoli, lasciando alle spalle un mercato chiassoso e colorato, per entrare in un luogo più raccolto, fumoso e  in penombra…madame e messieur le Cabaret! Il nome deriva dal Piccardo Cabret che significa piccola camera o taverna. La nascita del Cabaret si deve all’idea direttore del locale  “Le chat noir” a Parigi alla fine dell’800. Il locale era praticamente un sottoscala, un ambiente angusto in cui si poteva bere e danzare frequentato da un pubblico bohemienne informale. Sul palco si avvicendavano musicisti e attori comici satirici. Questa formula di intrattenimento, in breve tempo conquistò molti paesi europei . Sempre in Francia sulla scia del successo del cabaret, ci fu l’avvento dei Tabarin, dal cognome del primo impresario che ideo’ questi locali simili nella forma del Cabaret ma proposta in luoghi più grandi ed eleganti  con numeri di danza. Per la serie “Fate uscire le ballerine!”. Non si può dire che ai francesi non mancassero lo svago e il divertimento , ma non contenti arrivano anche  i Cafè Chantant, o come verranno chiamati in Italia qualche anno dopo, i Caffè Concerto. Piccola curiosità: avete mai sentito parlare del cabaret di paste o cabaret di dolci? E’ un termine usato più che altro nel nord italia, e deriva dal fatto che durante gli spettacoli, oltre a servire liquori in quantità generose, al pubblico venivano portati dei piccoli vassoi con piccoli panini o dolci, cioè qualcosa nello stomaco mettiamocelo oltre al cognac!

Nel corso del XIX e XX secolo mentre i  nottambuli francesi ballano il can can bevendo champagne,  in Italia si fanno strada con successo i primi locali di Cabaret indirizzati soprattutto ad un pubblico benestante che oggi si direbbe fighetto e cioè bella gente, bell’ambiente.  Ma la comicità che ci piace, quella dello sfottò, delle parodie e imitazioni salaci si è evoluta e diventa di tutti con un intrattenimento teatrale che ha segnato e accompagnato gli italiani per diversi anni: l’avanspettacolo.  L’avanspettacolo,  detto anche la Rivista ,combinava la musica, il ballo, il teatro e, soprattutto, il numero comico, dove i comici, spesso accompagnati da musicisti e ballerini, interagivano direttamente con il pubblico come succede anche adesso con il moderno stand up comedy. Ma il divertimento era troppo bello per durare. L’ombra scura del regime fascista esercitò un forte controllo sull’arte, incluso il cabaret imponendo censure e limitazioni. Gli artisti erano costretti a rispettare le ferree linee guida e evitare qualsiasi critica diretta o aperta nei confronti di Mussolini o del fascismo. Tempi duri per la comicità , “quando c’era lui non si scherzava micca veh!” Eppure sui palchi romani  stava  per arrivare un artista, che traccerà un sentiero  per la comicità degli anni a venire: Ettore Petrolini! Insieme ai suoi monologhi proponeva anche prese in giro satiriche rappresentando caricature  di personaggi esistenti : le cosiddette macchiette.

Molti anni fa  vidi in televisione, una trasmissione sui comici italiani e Petrolini mi si presentò  nelle vesti di questo Nerone/Bacco:

“Bravo! Grazie! Bravo! Grazie! Lo vedi all’urtimo come è il popolo? Quando si abitua a dire che sei bravo, pure che non fai gnente, sei sempre bravo”.

Questo brano è tratto dalla sua commedia “Nerone” del 1917 che ripropose nel film omonimo nel 1930,  e vista sotto un’altra luce diventò neanche troppo velatamente una satira del Duce. Genio coraggioso Petrolini, Attore e commediografo riscosse successi in patria e  all’estero. Il seme della satira era stato piantato, e nel dopoguerra, la pianta liberatasi dai parassiti della censura crebbe e il cabaret italiano iniziò a prendere forma come un fenomeno culturale distintivo.

 

Per fare solo qualche nome Totò, Peppino De Filippo,  Aldo Fabrizi, Tognazzi, Vianello, mescolavano ironia, parodia e satire sociali in uno stile più raffinato, ma sempre fortemente legato alla tradizione popolare esibendosi in  luoghi come il Teatro San Babila a Milano, il Café de Paris a Roma e divennero il cuore pulsante di una comicità più sofisticata e intellettuale. Il cinema nel frattempo, aiutò tantissimo a sdoganare dai teatri e dai cabaret  quel tipo di comicità a livello nazionale, insieme alla complicità della nascita della Radiotelevisione Italiana nel 1954. La televisione permise loro di raggiungere un pubblico più vasto e di diffondere il genere comico in tutta Italia.

Il piccolo schermo divenne il principale palcoscenico per attori comici e cabarettisti entrando in ogni casa conquistando il  pubblico con una comicità più legata al costume, che parlava della vita quotidiana, dei vizi e delle virtù degli italiani. Ma il gusto di ridere di noi stessi, sulle nostre manie e difetti, o sui nostri politicanti, stava per essere oscurata un’altra volta : la censura perbenista politichese e democristiana era in agguato. I casi più eclatanti: Tognazzi e Vianello cacciati dalla rai nel 1959 per uno scambio di battute non gradite da qualche dirigente RAI , Dario Fo e Franca Rame nel 1962 furono estromessi dalla conduzione di Canzonissima ’62, per alcuni monologhi di Fo argomentando su sicurezza sul lavoro, mafia e malattie professionali. 1981 Troisi allontanato da Sanremo per un monologo sgradito ai politici del tempo , e poi 1986 Beppe Grillo estromesso dalla Rai per battute sul Bettino nazionale. Nel 2001 vengono allontanati dal servizio  pubblico due giornalisti: Enzo Biagi e Michele Santoro, e già che Silvio c’era,  fuori dalle palle anche  Daniele Luttazzi valido comico con un bel repertorio satirico. E dopo la mia parentesi polemica con un ultimo  balzo arriviamo alla Nuova Era: Lo Stand-Up Comedy

Nel contesto della globalizzazione e dell’influenza delle forme di comicità anglosassoni, a partire dagli anni ’90 e 2000, lo stand-up comedy ha iniziato a guadagnare popolarità in Italia. Questo nuovo stile, che si differenzia dal cabaret tradizionale per la sua struttura più individualista e il suo approccio più diretto al pubblico. Lo stand-up italiano, è riuscito a mantenere un forte legame con le peculiarità della comicità italiana, come il linguaggio dialettale, il gioco di parole e la satira sociale, portando sul palco performance più intime, ma anche più pungenti, su temi di attualità, vita quotidiana e politica. La diffusione dello stand- up, oltre che dal vivo, è coadiuvata anche dai mezzi informatici che oggi abbiamo a disposizione. E’ un fiorire continuo di artisti che possono sostituire il palco con spettacoli televisivi, o la creazione di performance in video e postati sulle  pagine social o anche su Youtube, raggiungendo così un vasto pubblico.

Insomma: la comicità continua a essere nel tempo un potente strumento di riflessione, critica sociale e, soprattutto, divertimento, mantenendo viva quella tradizione di auto ironia, sarcasmo e spontaneità che ha sempre caratterizzato  questo popolo di navigatori , santi, eroi e saltimbanchi.

Blaco Massimo

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