La grande storia della musica per film (Parte 1)

Il cinema è un’arte di immagini. Fotografia in movimento. Quando i fratelli Lumiere (e molte altre persone contemporaneamente in molti altri paesi del mondo oltre la Francia) capirono che 24 fotografie scattate in un secondo e proiettate alla stessa velocità avrebbero illuso l’occhio umano di un’immagina realistica come quelle che captiamo nella realtà che scorre intorno a noi, inventarono il cinema (per altro senza realmente capirlo come mezzo narrativo).

Arti che esistono nel tempo (una doverosa premessa)

Ma il cinema è anche arte del suono e di conseguenza della musica. Ma la musica come la fotografia ha vita dignitosa in se. E’ allora il connubio con le immagini che scorrono nel tempo che rende la presenza musicale nella cinematografia di così essenziale importanza (non solo dalla scoperta del cinema sonoro, come vedremo a breve). Possiamo anzi dire che solo nel momento della scoperta dell’illusione ottico di cui appena accennato sopra, musica e fotografia si avvicinano poichè la musica è arte che esiste nel tempo, se il tempo non scorresse la musica non esisterebbe. E il cinema segue la stessa regola fisica.

Questo aspetto della cinematografia molto importante, cioè quello della musica con le immagini prende il nome di drammaturgia filmico-musicale.

Score e soundtrack

Ci sono due tipi di apporti musicali a un film, la “score” e il “soundtrack”. Noi italiani facciamo confusione parlando di colonna sonora, perché la colonna sonora, come già detto precedentemente, è tutto: musica, dialoghi degli attori, effetti. Mentre gli anglofoni non hanno questo problema, perché identificano come “score” la musica di stampo sinfonico, quindi quella con i 50 elementi d’orchestra.

Il “soundtrack”, che invece è una colonna musicale composta dalla forma sonata delle canzoni, fondamentalmente.

Che cosa succede nella storia del cinema a livello musicale? È normale credere che con l’avvento del sonoro nel 1927, con questo film che si chiama “Il cantante di jazz”, sia arrivata anche la musica. In realtà non è così, perché la musica, anche se precedentemente non era possibile registrarla insieme alla pellicola del film, era comunque possibile suonarla dal vivo. Nei famosi caffè parigini, ma non solo, veniva proprio proiettato il film muto con l’orchestra dal vivo. È una parola grossa, perché erano dei piccoli caffè, quindi non c’era una vera e propria orchestra al completo. Solitamente c’erano un pianista e pochi altri elementi.

Accadeva anche nel primo cinema importante d’Italia, aperto nel 1901 a Firenze e che si trovava più o meno dove si trova adesso la libreria di Piazza della Repubblica. Qualcuno che suonava mentre il film muto scorreva. Ma come avveniva esattamente? È ovvio che i film cambiavano e cambiavano spesso, quindi chi suonava sotto le varie scene dei film non aveva sempre idea di che film sarebbe arrivato e su cosa avrebbe dovuto suonare, perché non vedevano il film, non ne avevano assolutamente il tempo.

I cue sheet, “canovacci musicali”

Il pianista si basava su una serie di fogli che si chiamano “cue sheet” e che erano delle guide, una sorta di canovaccio per musica per film. A seconda del tipo di scena che il suonatore aveva davanti, doveva adattare la propria musica un po’ come avrebbe fatto un jazzista dell’epoca. Non improvvisare, perché sarebbe stato veramente impossibile, ma attraverso questi “cue sheet” realizzare dal vivo, un certo tipo di musica adattabile a seconda del tipo di scena. Quindi, se c’era una scena d’amore, il “cue sheet” prevedeva una specifica partitura adatta a una scena d’amore. Se c’era una scena che doveva far paura, una musica adatta a creare tensione, e così via. E questo era il processo che si utilizzava fino appunto alla metà degli anni 20, fino all’avvento del sonoro.

Poi arriva il sonoro, il mondo viene stravolto da questa nuova tecnologia per l’epoca impensabile. Addirittura, molti attori si suicidano all’avvento del sonoro, perché erano bravissimi attori nel cinema muto, ma non sapevano assolutamente parlare, non sapevano assolutamente recitare. Se volete vedere un film interessante che parla proprio di questo momento della storia del cinema, vi consiglio “Cantando sotto la pioggia” di Stanley Donen, che oltre a essere uno dei musical più importanti della storia della musica per film, racconta proprio questo momento della storia del cinema.

Arriva il cinema sonoro!

Da quel momento in poi si pensa a comporre una musica specifica per il film, ma i compositori e gli orchestratori della musica creata per il cinema venivano visti come delle maestranze. Lavorare per il cinema per un compositore era considerato veramente volgare. Ovviamente alcuni grandi del Novecento, fra cui Sergej Prokofiev, che realizzò la musica di “Aleksandr Nevskij” e “Ivan il terribile” per il regista russo Sergej Eisenstein non la pensavano assolutamente così. Anzi vedevano un’enorme opportunità compositiva il comporre al servizio delle immagini.

La musica per film è stata la grande occasione della musica che noi definiamo di stampo sinfonico di emergere ancora di più e di arrivare al grande pubblico. Possiamo veramente dire così oggi. Ed è una parte fondante della musica del Novecento, senza ombra di dubbio.

Il primo vero rapporto filmico-musicale che abbiamo avuto nella storia risale già alla metà degli anni 10, quindi in epoca di muto completo (quindi, la colonna musicale non era stata registrata, ma veniva suonata dal vivo). Ma era stata comunque creata appositamente per due film. Uno è un film italiano, “Cabiria” del 1914, e l’altro è il già citato precedentemente “Nascita di una nazione” di David Wark Griffith, considerato il padre della cinematografia. Griffith lavorò con questo autore della musica che si chiamava Karl Breil, che realizzò appositamente per “Nascita di una nazione” una partitura, però mescolata insieme ad altre partiture preesistenti. Questo è stato il primo vero rapporto fra un regista e un compositore che insieme hanno pensato a come costruire la musica per il film.

Commento e accompagnamento

La musica per il film, nello specifico, può essere di accompagnamento o di commento. La musica di accompagnamento si limita ad accompagnare le immagini, un po’ come avrebbe fatto il pianista che suonava dal vivo sotto lo schermo in epoca pre-avvento del sonoro.

Accompagna le immagini affinché le immagini siano in qualche modo potenziate dall’elemento musicale, ma è acritica.

Cosa fa invece la musica di commento? Può confermare ciò che dicono le immagini oppure dire qualche cosa di diverso.

Per esempio, come si fa a creare una scena di tensione? Naturalmente la scena di tensione arriva abbastanza all’improvviso, ma viene pre annunciata dalla musica. Immaginate una normale scena con delle persone che stanno parlando a un tavolo. Ad un certo punto la musica è dissonante rispetto alla scena. Cominciamo a sentire una musica di tensione, una musica di paura, che ci dà la sensazione che qualcosa stia per accadere. Questa è musica non di accompagnamento ma di commento. Di commento, nello specifico, dissonante rispetto alla scena. Pensate quanto la musica può supportare l’immagine ma in maniere completamente diverse.

Mickey Mousing

C’è un altro elemento particolare, anche molto divertente volendo, oltre alla musica di accompagnamento e di commento, che è quello creato da Walt Disney nei suoi cartoni animati, e che si chiama, non a caso, “Mickey Mousing”. Deriva naturalmente dal nome di Topolino ed è quella musica che va a sottolineare, a evidenziare e quasi a sostituirsi agli effetti sonori. Potete vedere e sentire un esempio nel video sotto o a inizio di questo articolo.

Continua… La grande storia della musica per film (Parte 2)

Stefano Chianucci

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