L’Argante 197 Uno, di 365.

Per favore, non ci affatichiamo.

Non oggi. Non impegniamo la nostra mente indaffarata con altri pensieri.

Non sovraccarichiamoci di doveri che non riusciamo a sostenere.

Infondo, è solo un giorno

Che da come sta andando il mondo, sembra appartenerci a stento

Uno, di 365, in cui siam pieni di cose da fare.

Nel ricordo, di una qualche storia che ricordiamo appena,

rinfrescata all’ombra di un’interrogazione di scuola

o di una citazione di rappresentanza

la coerenza, fa spazio alla dimenticanza.

Quindi-

Per favore, non ci affatichiamo

Se non oggi, allora tutti i giorni sarebbe meglio.

G.C.

 

Nell’epoca odierna, per una strana conformazione culturale, funziona forse di più ragionare per contrari, per contraddizioni o per contraddire una verità che non ci appartiene neanche. In una specie di gioco in rovescio, del tutto improvvisato, mai teorizzato, siamo attratti da tutto ciò che c’è di più sbagliato, ascoltiamo l’opposto, giudichiamo l’ingiusto e rappresentiamo dell’altro.

Frame tratto dalla serie M – Il figlio del Secolo

Eppure, di tutte le ricorrenze, quella di oggi forse dovrebbe avere un peso diverso, magari maggiore, forse specifico. Come quello che assume la forma dell’acqua, in una società che galleggia nell’indifferenza alla gravità che ci circonda. Anche questa testata, partecipa oggi, nella scrittura di una memoria, valorizzata eticamente, nell’istinto morale di chi, sente la necessità di prender parte ad una dicitura sociale, mi chiedo però quanto individuale poi. E nel farlo, ci si sente pure un pochino in colpa. Sembra quasi, che non ci si meriti neanche il diritto per pensare davvero, per prendersi, con autenticità, un momento per questo giorno e infondo, forse, un po’ è così.  La storia è uno specchio, ma oggi ci guardiamo distratti, scappando via prima di riconoscerci. Perché ricordare, sul serio, non è comodo o immediato. Sembra quasi diventato uno sforzo, un atto di resistenza. Forse l’unica resistenza che ci ricordiamo ancora di attuare.

Frame tratto dal film Jojo Rabbit

E così, oggi si arrestano le scienze, le letterature, le arti, le musiche, i motori, forse addirittura anche il calcio, per condividere tutti insieme, come in una perfetta tragedia greca, il dramma collettivo, che solo in parte presenzia di sentito cordoglio. E quindi, come da perfetto copione, si potrebbe citare tutto ciò che in queste giornate spopola come una mossa astuta e originale, come il trafiletto di un antico giornale, che riporta la data in cui si celebra La Giornata Internazionale della Memoria.

Ecco che riescono film degni di nota come Schindler list, il pianista, La Vita è bella… Nelle scuole, nelle piazze, nelle home di Instagram…. Che a pensarci bene, forse, sempre per lo stesso concetto dei contrari, il recente film di Glazer: La Zona di interesse, meglio si interfaccia con una narrazione ancora più intensa e impattante: facendolo senza mostrare niente ma anzi, ribaltando il punto di vista della storia. E in questa operazione, il risultato è assai più efficace. Ma per cosa? Per ricordare, giusto!

Frame tratto dal film: La Zona di Interesse

Ma a cosa serve, oggi, ricordare? La memoria non è passiva. Richiede presenza, azione e richiede confronto. Chiama ad una responsabilità che siamo sempre meno disposti a prenderci, specialmente in un mondo dove il dolore si consuma alla velocità di una notifica da scrollarsi via per poi sparire in un’eterna rotazione di nuove tragedie. Gaza, l’Ucraina, le tante guerre dimenticate dell’Africa subsahariana, gli occhi bendati davanti ai barconi nel mediterraneo: storie che si intrecciano con l’oggi, con i volti, con i nomi, ma che in qualche modo ci lasciano meno turbati della “Storia” maiuscola “insegnata” sui banchi delle classi.

Immersi in un’epoca di “memoria prêt-à-porter”, ad oggi ricordare non basta. Occorrerebbe una memoria di relazione, di dialogo, di messa in discussione non solo su ciò che è stato, ma su ciò che è. Come a urlare alle nuove riforme scolastiche che introducono il latino nelle scuole medie: di non insegnare che “storia magistra vitae” perché se così fosse, non saremmo qui. Ancora. A meravigliarci mica poco, delle innumerevoli contraddizioni del nostro paese che ci allontanano dal nostro spirito critico e dal difendere con dovere morale una memoria da ricordare.

La persistenza della memoria, Salvador Dalì

Ma questa rivista, è pur sempre una rivista d’Arte e allora a questa ci si appella, ci si aggrappa, come si è sempre fatto nei secoli, per trovare una speranza in fondo ad un tunnel poco illuminato e lo si fa, in questo caso, attraverso la poesia, libero struemtento interpretativo capace di raggiungere mondi di suggestione e autonoma interpretazione…

A quelli nati dopo di noi

Davvero, vivo in tempi bui!
La parola ingenua è stolta. Una fronte
liscia
Denota insensibilità. Colui che ride
Ha semplicemente
La terribile notizia
Ancora da ricevere.

Bertolt Brecht

   Gaia Courrier.

Laureata in Progettazione di Eventi Per l'Arte e lo Spettacolo, dopo un master in sceneggiatura attualmente lavora nel campo editoriale.
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