L’Argante 91 ||I Ruoli degli Attori: quando non riescono a scrollarseli di dosso

Oggi ero “indaffaratissimo”, sul letto, sdraiato, le mani con le dita intrecciate sul petto, tipo salma, fermo, in silenzio a guardare il ventilatore a soffitto,(quelle che cominciano ad avere quella polvere nero\grigiastra, che a Roma chiamiamo “zella”), non sbattevo nemmeno più le palpebre. Mi sovviene dunque un pensiero tra una miriade di altri pensieri che mi impegnano parecchio, mi stancano, per questo sono sdraiato: “chissà come vengo visto dagli altri?”. Non so se capita anche ad altre persone ma io penso spesso a come vengo percepito, a che “ruolo interpreto” nella vita delle persone che conosco, un po’ come fossi un attore.

Gli attori:

Si sa, interpretano ruoli sempre diversi e quando trovano quello giusto li può portare al grande successo, alla fama, ai grandi guadagni (i “big money”). In alcuni casi, però, bisognerebbe considerare anche il rovescio della medaglia: quante volte succede che un attore, soprattutto nel cinema/tv, interpreti un ruolo in modo riuscitissimo, magistrale, che lo porta ad aggiudicarsi numerosissimi premi e riconoscimenti ma che gli rimane cucito addosso per anni, o anche per tutta la sua carriera, diventandone “schiavo”?

E’ un rischio che ogni attrice e attore corre e non credo ci sia nulla di più difficile da accettare per un individuo che, di mestiere, cambia pelle in continuazione: è il caso di Anna Mazzamauro, (per esempio)che nonostante gli oltre 50 anni di carriera tra films, teatro, radio e doppiaggio, resta sempre e comunque la Signorina Silvani: (l’impiegata vamp, collega del ragionier Ugo Fantozzi all’ufficio sinistri, che sfrutta l’invaghimento di quest’ultimo per ottenere i più svariati favori). Ruolo che ha dato grande notorietà all’attrice ma allo stesso tempo molto odiato come dichiarato in diverse interviste:

“ (…) Per anni l’ho quasi odiata perché metteva in secondo piano le mie parti nelle opere di Goldoni, Aristofane, Gogol, Cocteau e tutti gli altri. Ma è giusto dire che quella “merdaccia” della Silvani mi ha regalato l’immortalità (…)”

(Anna Mazzamauro)

Molto diverso, è il caso Alvaro Vitali che, al contrario, ha continuato e continua a sfruttare il personaggio più iconico da lui interpretato: Pierino: tradizionale ed umoristico utilizzato come soggetto e protagonista di molte barzellette italiane, ispirato, al fumetto “Pierino” di Antonio Rubino, pubblicato sul Corriere dei Piccoli negli anni dieci del XX secolo, diventato a partire dagli anni ’80 il protagonista, di diversi film. Questo è il caso di come un attore resti intrappolato, quasi letteralmente, in un ruolo cercando di sfruttarlo fino all’eccesso, svuotandolo, esacerbandolo, arrivando al ridicolo: non voler, ostinatamente, lasciare andare la “comodità di un ruolo”.

Il primo film è “”Pierino contro tutti” (regia di Marino Girolami) del 1981, a seguire “Pierino medico della S.A.U.B. (regia di Giuliano Carnimeo) 1981; “Pierino colpisce ancora”, (regia Marino Girolami) 1982 e “Pierino torna a scuola”, (regia Mariano Laurenti). Vitali aveva 31 anni già nel primo, ed interpretava un ragazzino pestifero che frequenta la scuola elementare e che importuna tutte le donne che incontra in estrema sintesi oggi a 72 anni, circa, continua a presentarsi sui palchi di feste popolari e sagre ancora nei panni di quel bambino.

“A Professo’ io sto perimetro non lo trovo…

A me, me sa che se ‘o so’ fregato!”

(Pierino)

Non succede solo agli attori che ci mettono “la faccia” ma anche ai doppiatori, è il caso di Luca Ward: ogni volta che lo vedo ospite in qualche trasmissione continuano, imperterriti, a chiedergli l’iconica frase de “Il Gladiatore” (che se io fossi Luca Ward avrei sbroccato già da un bel pezzo).

“(…) al mio segnale scatenate l’inferno! (…)”

(Massimo Decimo Meridio)

Sono tanti gli attori che sono stati relegati, più o meno consapevolmente, a ruoli iconici, difficili da far dimenticare al pubblico, (mi vengono in mente Lino Banfi con Nonno Libero, Paolo Villaggio con Fantozzi, Nino Frassica col Maresciallo Cecchini, ma anche Vin Diesel con Dominic Toretto -saga “Fast and Furious”-. Daniel Radcliffe il mago sfregiato – io sempre tifato Voldemort! – saga “Harry Potter. Robert Pattinson con Edward Cullen – il depresso – saga “Twilight.) come dimenticare “il leggendario” Henry Winkler ovvero l’unico e solo Arthur Herbert Fonzarelli, il mitico Fonzie! Ospite qualche tempo fa in una puntata de “I Migliori Anni” su Rai 1 condotto da Carlo Conti: capelli bianchi e in giacca e cravatta tira su i pollici ed esclama: “Heyyyy!”.

Il pubblico spesso confonde l’attore col personaggio, anche a causa del merchandising: come succede, per esempio, con “Star Wars”  ( vedi la nuova trilogia) specie quando escono sul mercato le action figure che cristallizzano le fattezze di un uomo o una donna in un character. Non bisognerebbe sottovalutare l’importanza dei ruoli di un attore, perché danno la fama, il successo, i premi, ma c’è sempre la possibilità che il personaggio fagociti l’interprete.

Marco Bernardini

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