L’Argante 78 || Comicità: semplice complessità.

Sulla scia della volta scorsa, (link  L’Argante #72 || Pazza famiglia: altri tempi, altre serie!) mi sono detto che era il momento di parlare di una cosa a me cara:

“Sorriso, rise, risata comemevièdaride…”

​Per prima cosa è importante ritrovarsi davanti ad un foglio bianco, seguono dieci minuti abbondanti di sguardi reciproci: io guardo lui, lui (il foglio) guarda me. E’ l’imbarazzo iniziale, tipico delle cose comiche, bisogna rompere il ghiaccio, anche se fosse con uno scarabocchio, vincere il foglio bianco a tutti i costi. Selezionare l’argomento è il secondo passo, dopodiché con molta cura scrivere un incipit accattivante. So per sentito dire che i primi cinque o sei secondi di un’esibizione sono cruciali. Cioè sarebbero quelli che occorrono per raggiungere il microfono, il centro della scena o quello che è; qualcuno afferma che in quei pochi istanti il pubblico decide se gli interessi o meno. Se mi posso permettere questo pubblico è un tantino esigente, anche perché capita di sorprenderlo a ridere di cose che obiettivamente non fanno ridere… poi fanno gli schizzinosi per come entri, ma non scrivo per far polemica.

Ma cos’è un comico?
È complicato parlare di comicità. Rimane comunque una delle migliori domande da fare, e se si vuole anche lontanamente intraprendere questa “rovinosa” strada è fondamentale farla a se stessi di tanto in tanto. Ma andiamo con ordine: probabilmente non c’è risposta! Eh no, lo so che non me la posso cavare così, allora comico è… un calderone, un minestrone, in tutta sostanza: “na vagonata de roba“. Volendo potrei cominciare con una dissertazione sui i primi grandi commediografi del teatro dell’Antica Grecia (Aristofane, Cratino), si potrebbe fare! Ma la mia ignoranza me lo impedisce. 
Nel senso comune (e anche secondo il vocabolario mi sa!comicità: è sicuramente qualcosa che conduce alla risata e quindi al buon umore. Non sono convinto di essere stato esaustivo, tocca che mi impegni di più: La comicità è qualcosa di estremamente personale. Un frullato di umorismo, con aggiunta di quel che trovi buffo e una spolverata di ridicolo. 
Ecco, il “ridicolo” sta come un funambolo su una linea sottile.

Chi di noi non ha paura di mettersi alla berlina, in alcune o in tutte le situazioni? Partiamo da una semplice constatazione: la parola RIDICOLO contiene il termine “RIDI”, poi è tutta una questione di essere o meno permalosi.  Nasce tutto da noi stessi: c’è chi trova la soluzione all’anonimato e per un po’ mettendosi in ridicolo, si fa notare qua e là. Una sorta di vittima sacrificale ma consapevole, forse per essere comici ci vuole allenamento, corazza. Esistono d’altra parte due tipi di Clown: Augusto e il così detto Bianco. L’uno (il bianco) autoritario, severo, preciso, in grado di fare (il suo costume tradizionale lo vuole vestito di bianco e col cappello a punta); l’altro (l’Augusto) incapace, pasticcione e stralunato (abiti fuori misura e scarpe giganti). Da soli possono essere in grado di funzionare, ma sono sempre alla ricerca di una spalla o di una situazione che giustifichi la loro presenza e i loro modi di fare. Tornando al “ridicolo”, nella comicità si genera quando si abbassa la guardia anche solo per un secondo e si abbandonano gli atteggiamenti che ci spingono a voler apparire, a tutti i costi, persone “tutte d’un pezzo”, sicure di noi, senza mostrare esitazioni. Rendersi ridicoli svela la propria anima, evidenzia le nostre fragilità, ci espone al giudizio degli altri e non è facile ovviamente (specie in età adulta). Il comico deve essere consapevole di quello che è: quasi sempre, un “vinto” che racconta e mostra disagi e difficoltà, con ironia ed autoironia ed è allora che le debolezze diventano un “in più”.

Non avere sovrastrutture, un comico è un bambino che ce l’ha fatta.

I bambini, non hanno problemi di sorta. Il loro “coraggio” molto più ampio e sconfinato del nostro, viene scambiato per ingenuità o candore ma verità è che ignorano le strutture rigide della società che li circonda, così hanno il cursore dell’improvvisazione al massimo, tempi comici eccezionali e per fortuna, nessun pelo sulla lingua. Da qui al “fanciullino” di Pascoli il passo è breve, ma figuriamoci se vogliamo addentrarci in un così complicato e già battuto argomento. Se invece ignorate del tutto quello di cui sto parlando, rintracciatemi e previo appuntamento sarò lieto di continuare la conversazione. Ogni incontro è fondamentale, magari riesco a trovare qualcuno che lo spiega a me e ci abbiamo guadagnato tutti.

Abbiamo ampia scelta nonostante tutto, professionisti o dilettanti, possiamo giocarci le nostre carte.

La comicità è un atto di altruismo, anche se nessuno elabora fino in fondo questo concetto. Forse ultimamente è più vicino ad un’esaltazione del proprio ego, ma in ogni caso il mondo è tondo e prima o poi farà di nuovo il giro e tornerà al suo posto. In poche parole possiamo scegliere con chi rischiare di essere ridicoli: una figuraccia lascia un ricordo indelebile in una persona, può migliorare la giornata storta di un’altra, può generare una risata a distanza di tempo, può far avvicinare due individui che ne ridono insieme. (Vedi l’umorismo pirandelliano, è la prima cosa che mi viene in mente).

 

I comici, di oggi e di ieri non fanno tutti questi ragionamenti.
È un’affermazione che non possiamo del tutto confutare, ma prendiamola per buona. In ogni caso il concetto espresso di comico, qui è in senso lato, non prettamente artistico/professionale. In fin dei conti: nonna che sbaglia un termine è “comica”, uno che si distrae e mentre fa rifornimento di benzina se la butta sui piedi è “comico”(ma pure fortunato, ho visto pompe di benzina imbizzarrite e persone vestiti da cerimonia che nemmeno il più geniale degli autori saprebbe concepire). Io in ogni caso intendevo la quotidianità del “comico”. Poi il passo al palcoscenico è ‘na conseguenza di chi riesce a captare la quotidianità, rielaborarla con fantasia e metterla in un racconto. Quindi non sto affatto dicendo, che tutti dovremmo essere ridicoli in mezzo alla strada, per strappare un sorriso. Non c’è cosa più difficile di dire: ora ti faccio ridere e poi invece niente! La totale mancanza di espressione facciale del tuo pubblico quale che sia.

La comicità è tale perché involontaria: se te impegni non sei più comico, sei antipatico (come mezza stand up comedy italiana…ops scusate, mi è scappata un’opinione personale). 

Il coraggio dei Giullari Medievali e la fame degli ultimi veri comici.
E se la qualità della comicità fosse inversamente proporzionale al rischio di “perdere la vita”? Un esempio che ogni tanto mi fa capolino, è quello del Giullare Medievale che rischiava la vita ogni giorno se il “regnante” si stancava o si offendeva, ma anche semplicemente se arrivava dalle sue parti qualcuno più giovane, più scaltro, più fresco di lui. Questo concetto è stato sostituito negli anni a cavallo tra le due guerre e subito dopo, da quello di fame. Non “fame di successo” ma fame reale, basta fare una rapida ricerca sulle biografie di quelli che riteniamo essere stati i migliori comici del secolo scorso, non troverete mai scritto: “Nato nella bambagia, con otto camerieri a disposizione e siccome si annoiava ha cominciato a farli ridere”. 
 
Generiche conclusioni…
Abbiamo ampiamente stabilito che la comicità oggi giorno è un fattore psicologico: quello che fa ridere a me, non fa ridere a te! Dipende sempre dal vissuto di ognuno di noi ed ecco che mi spiego la frase: “è più facile far commuovere che far ridere”, (frase che per altro riecheggia echeggia nei foyer dei teatri nati nei sottoscala e nelle cantine che condividono spazi e spese con maniscalchi e fabbri) è verissima. Io sicuramente, se ne incontrassi uno di comico vero, lungo il sentiero della mia vita me lo terrei ben stretto. Ora scusate, ma lo spettacolo sta per cominciare, lascio a voi le considerazioni finali, a me restano più o meno cinque secondi per convincere il pubblico di stasera…
Marco Bernardini

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati

Inizia a scrivere il termine ricerca qua sopra e premi invio per iniziare la ricerca. Premi ESC per annullare.